Anche la Regione in campo per salvare palazzo Antonini
Tondo risponde all’appello della Fondazione Crup di Udine: «L’unico edificio palladiano in Friuli deve restare pubblico»
UDINE. «Quando la Banca d’Italia metterà in vendita palazzo Antonini faremo il possibile per mantenerlo patrimonio pubblico». Il presidente della Regione, Renzo Tondo, apre uno spiraglio sulla possibilità di trasformare lo storico palazzo palladiano in una sede pubblica. Lo fa dopo aver preso atto di persona, nel corso di una passeggiata in centro città con il presidente della Fondazione Crup, Lionello D’Agostini, che Udine non può perdere un edificio di rara bellezza come quello di via Gemona che, fino alla fine del 2009, ospitava gli uffici della Banca d’Italia.
Tondo, insomma, è al fianco della Fondazione Crup che da mesi sta sollecitando l’intervento delle istituzioni pubbliche per salvare palazzo Antonini. Il timore della Fondazione non è solo che l’immobile, una volta messo all’asta dalla Banca d’Italia, finisca nelle mani dei privati, ma anche che, a seguito dei tempi lunghi richiesti dalla procedura di vendita, lo storico edificio possa subire gli effetti delle mancate manutenzioni. Da qui l’impegno della stessa Fondazione a sostenere un’eventuale cordata di istituzioni locali disposta a investire nell’acquisizione dell’edificio. Le stesse istituzioni alle quali il ministero dei Beni culturali chiederà se vogliono esercitare il diritto di prelazione. Questo è solo un aspetto sul quale fa leva la Fondazione Crup visto che, come aveva lasciato intendere nei mesi scorsi D’Agostini, preme per arrivare con un decreto o con un’azione di carattere amministrativo a togliere dalle mani della Banca d’Italia il complesso che da via Gemona si estende fino in piazza Primo maggio.
Alla luce di tutto ciò, Tondo si è impegnato a prendere in considerazione la proposta per garantire una tutela pubblica al palazzo. «Quando palazzo Antonini, l’unico esempio palladiano in regione, sarà posto sul mercato faremo il possibile per mantenerlo patrimonio pubblico». Al momento il governatore del Friuli Venezia Giulia non si spinge oltre, anche perché alla specifica domanda «questo significa che la Regione eserciterà il diritto di prelazione?» mette le mani avanti e risponde: «Ci riserviamo di valutare, dipenderà dall’importo a base d’asta». Tondo non si sbilancia sulle cifre perché è fuori dubbio che in questo momento la Regione risente, come altre istituzioni, del calo delle risorse determinato dalla crisi economica.
Quello della Fondazione Crup non è il primo appello lanciato per salvaguardare lo storico edificio di via Gemona, unico esempio, come ha riconosciuto Tondo, dell’architettura palladiana. Due anni fa anche l’assessore comunale alla Cultura, Luigi Reitani, aveva sollevato il problema con l’obiettivo di restituire alla città il palazzo. Quell’appello, però, non trovò molti riscontri. Oggi la sensibilità è un po’ cambiata anche perché migliaia di udinesi hanno apprezzato la bellezza delle stanze e del giardino ottocentesco del palazzo aperto, in via eccezionale, in occasione delle Giornate del Fai.
Senza contare che, nel novembre 2009, al momento della chiusura della filiale della Banca d’Italia, tre affreschi realizzati tra il 1818 e il 1825 dal pittore udinese Odorico Politi, rimossi e fissati su supporti mobili nel corso dei restauri a cui è stato sottoposto negli anni l’edificio, sono stati affidati temporaneamente in custodia ai Civici musei di Udine. Allo stesso modo anche l’associazione ambientalista Italia nostra ha raccolto migliaia di firme per tentare di bloccare la vendita del palazzo e di restituirlo quindi alla città.
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