Andare in montagna da soli, ma siamo sicuri di sapere come muoverci? I consigli dell'esperto: "Attenzione all'attrezzatura"

UDINE. Andare in montagna da soli è meraviglioso e ve lo dice chi al camminare in solitudine ha dedicato un libro. Ma salire sulle cime, per quanto preparati e attrezzati, non è mai scevro da pericoli e può capitare un incidente. Per questo è bene considerare sempre che si potrebbe avere bisogno di aiuto. Ma vediamo quali sono le considerazioni da fare, e i consigli, per chi vuole andare in montagna, in particolare d’inverno. Ne parliamo con Enrico Brisighelli, presidente della Società Alpina Friulana, alpinista e scialpinista.

Un uomo è stato rintracciato e salvato ieri dal Soccorso alpino e speleologico regionale dopo giorni in cui non riusciva a dare notizie di sé perché ferito e incapace di chiamare i soccorsi. Come valuta questa vicenda?

«Non è la montagna a essere pericolosa: qualsiasi ambiente, frequentato da soli, merita attenzione e rispetto. Pensiamo per esempio alle traversate a vela in solitaria. Ma la montagna merita particolari precauzioni soprattutto in inverno e con le basse temperature di questi giorni. Non so nulla di preciso sulla vicenda, ma posso immaginare le insidie più comuni: il fondo ghiacciaio, magari nascosto dalle foglie, la neve dura o anche il terreno bagnato reso scivoloso. È ovvio che, in queste condizioni, la disavventura è in agguato e noi dobbiamo essere pronti; è altrettanto ovvio che essere in due sarebbe meglio. Ma capisco la voglia e il piacere di andare da soli».

Molte persone si sono avvicinate alla montagna per la prima volta in questi mesi di pandemia. Quali i primi consigli da dare a chi non ha esperienza?

«Bisogna cominciare ad andare in gruppo, con buone guide, accompagnatori titolati del Club Alpino Italiano, guide alpine, ambientali o escursionistiche, perché le nozioni da conoscere sono tante, l’ambiente della montagna è complesso e, prima di muoversi in autonomia, va accumulata esperienza. A mio giudizio in questa stagione è troppo rischioso andare da soli, fa troppo freddo. L’attrezzatura minima necessaria: un ottimo equipaggiamento, molto caldo e tecnico, compresi guanti e passamontagna; ottimi scarponi con ramponcini antiscivolo; avere sempre con sé torcia elettrica, fischietto di soccorso, accendino ben funzionanti; qualcosa di caldo da bere e di energetico da mangiare; un’idea chiara di dove stiamo andando, ovvero programmare la gita, e qualcuno che conosca il nostro itinerario (i libri dei rifugi, dove si appongono nome e destinazione, servono a questo)».

La tecnologia può aiutare?

«Certo, ci sono strumenti tecnologici estremamente utili specialmente se si va in solitaria. A questo proposito, ricordo che ai soci Cai viene fornita gratuitamente la app GeoResQ, con cui si può tracciare il proprio percorso e farsi localizzare. Ma la tecnologia non basta. Questa volta a Michele è andata bene: credo che sia stata molto dura, bravo ad aver resistito. Che serva a tutti noi di monito: anche l’ambiente più conosciuto e frequentato può diventare insidioso. La montagna non è cattiva, alle volte siamo noi poco rispettosi».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto