Il parroco autorizza un’antenna 5G sul suo terreno ma i cittadini sono contrari: «Venduta la nostra salute»
La bagarre a Godia e Beivars. Tra autorizzazioni, leggi nazionali e preoccupazioni, il Comune di Udine apre a nuovi controlli

La sala parrocchiale di Godia si accende: l’antenna 5G recentemente installata in un campo di via Beorchia, tema su cui si dibatte da mesi, provoca un’insolita bagarre, che coinvolge i cittadini, il parroco don Olivo Bottos, proprietario del terreno della discordia, e l’amministrazione comunale, nelle figure degli assessori alla pianificazione territoriale Andrea Zini e all’ambiente Eleonora Meloni.
L’affollatissimo consiglio di quartiere di mercoledì sera, presieduto da Mario Canciani, si apre con le spiegazioni del parroco, che prende parola tra i mugugni di molti presenti: «Ho acquistato quel terreno, spazio fondamentale per la sagra annuale di Godia, nel 2021, perché la società immobiliare che ne era in possesso voleva liberarsene». Un acquisto fatto a titolo personale – «la curia non si sobbarcava la spesa» – con l’aiuto di un prestito: «A maggio 2024 ho ricevuto la telefonata di una società, che mi ha proposto di collocarci l’antenna, edificata dopo aver ottenuto l’autorizzazione dell’Arpa. Con la cifra che ricevo dalla società, sto restituendo il prestito, per un terreno che così resterà ad uso del quartiere».
I concittadini, però, non apprezzano, accusando il parroco di non essersi consultato con loro prima di autorizzare la costruzione dell’antenna: «Ha venduto la nostra salute per un guadagno personale» si sente gridare tra i partecipanti.
Al di là di antipatie e mal di pancia personali, il Comune tiene a specificare che «l’installazione e la gestione degli impianti di telefonia mobile dipende da leggi nazionali e regionali». Tradotto: non si poteva fare niente per impedire la costruzione dell’antenna. «Il nostro regolamento si limita a individuare le aree non idonee all’installazione – spiega Anna Spangher, dirigente del servizio verde pubblico e impianti sportivi – , ma le rilevazioni per la tutela di salute e ambiente spettano all’Arpa, che anche in questo caso ha dato parere positivo». Le emissioni, cioè, sarebbero sotto il livello di rischio: «Le misurazioni effettuate costantemente sul territorio – precisano dal Comune – mostrano che il campo elettromagnetico medio rilevato è inferiore a 1,5 V/m, un valore abbondantemente al di sotto della soglia di attenzione fissata a 15 V/m dalla normativa nazionale».
Le spiegazioni, però, non sembrano calmare i cittadini, che chiedono al Comune «maggior trasparenza e più informazioni»: in platea ci sono pure due legali, che spiegano di aver presentato a palazzo D’Aronco un’istanza di autotutela, con cui chiedono di riconsiderare la legittimità dell’atto, perché – spiegano – «il Comune è l’ente preposto a fare ulteriori verifiche e a tutelare la salute dei cittadini».
Sul punto, l’assessora competente, Eleonora Meloni, dopo aver ribadito che «l’amministrazione non si è sottratta al dialogo e ha registrato le preoccupazioni emerse», apre: «Ci impegneremo a effettuare ulteriori approfondimenti e monitoraggi dell’esposizione elettromagnetica, nell’interesse dei cittadini e per fugare ogni dubbio con i dati». Chiusa la seduta, ma non la questione: i cittadini restano in attesa di approfondire.
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