Anziani “prigionieri” per l’ascensore rotto

L’incredibile situazione di via Sabaudia, a Pordenone, dove da un mese nessuno interviene. «Avvertiti invano Ater e ThyssenKrupp. C’è chi non può fare le scale e sta in casa»

PORDENONE. E’ quasi un mese che l’ascensore di una palazzina dell’Ater di via Sabaudia è fermo a causa di un vetro rotto. Il che significa «che da un mese in questo palazzo c’è almeno una persona prigioniera” che non può proprio uscire perché è anziana e in sedia a rotelle - spiega Lucia Chiarotto, una delle residenti -, ma anche altre persone molto anziane, tra gli 80 e i 90 anni, non riescono a fare le scale, e quindi rimangono in casa. Anch’io ho problemi di salute che non mi consentono di scendere dalle scale e dopo i primi giorni, quando ancora speravamo che il problema venisse risolto celermente e stringendo i denti siamo saliti e scesi a piedi, ora sono costretta a “delegare” spesa e commissioni».

Della questione l’Ater di Pordenone è stata avvisata immediatamente. «Ci siamo accorti che il vetro era stato rotto alle 7,30 e mezz’ora dopo mio marito - riferisce Chiarotto - ha inviato una mail all’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale». Avvertita anche la ThyssenKrupp di Torino, l’azienda incaricata della manutenzione che, però, ha declinato l’invito: «Noi ci muoviamo solo se ce lo chiede l’Ater». Fatto sta che da quasi un mese a questa parte l’ascensore è fermo (privato della corrente) e i residenti (38 famiglie) sono stati appiedati o isolati.

Un impianto nato male, quello di via Sabaudia. Installato ben dopo che l’edificio esisteva, «quando l’impresa è venuta per realizzare i lavori, siamo stati noi a spiegare che la palazzina aveva tre e non due piani». In sostanza, l’elevatore si sarebbe fermato un piano più sotto del totale, lasciando (evidentemente la recidiva è nata con il progetto) senza ascensore le famiglie residenti all’ultimo piano. La vicenda all’epoca si concluse felicemente, un anno dopo.

«Chiamarlo ascensore credo sia improprio», rileva Lucia Chiarotto. E’ un ascensore un impianto che, per funzionare, richiede che chi vi entra mantenga il dito sul pulsante che indica il piano da raggiungere finchè arriva alla meta? Sì, pesche se nella corsa uno stacca il dito dal pulsante, l’elevatore si ferma.

«L’allarme, poi, non si sente. Quando accade che qualcuno rimane chiuso nell’ascensore, può certamente ricorrere al campanello, ma il suono è così flebile che, chi è in casa, non lo sente»

E infine: è davvero necessario un mese di attesa per sostituire un vetro? O affidare la gestione della manutenzione ad una ditta di Torino che ha la sede più vicina a Treviso?

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