Arte e cultura delle “Dolomiti contemporanee”

Tre paesi coinvolti: Casso, Claut e Cimolais. L’incontro di mercoledì con Philippe Daverio

Tre paesi delle nostre montagne sono in questi giorni sotto i riflettori dell’arte e della cultura contemporanea per i Dolomiti days, quarto anniversario dell’ingresso delle Dolomiti nell’Unesco. L’iniziativa si chiama “Dolomiti contemporanee”, lo scenario sono le Dolomiti Friulane, le vallate quelle che i pionieri dell’alpinismo scoprirono per ultime, le comunità quelle di Casso, Claut e Cimolais, tra quelle forse meno alla ribalta del turismo alpino regionale. Si comincia mercoledì 10 nella sala convegni di Claut con un ospite d’eccezione, il noto “antropologo dell’arte” (come ama definirsi), Philippe Daverio e una serata dedicata all’Arte in Dolomite dall’800 a oggi con altri interlocutori.

Già protagonista al “Trento Film festival” di quest’anno con serate dedicate all’arte e alla montagna, Daverio tratta l’argomento anche nel noto programma televisivo “Passepartout”, dimostrando di conoscere a fondo gli aspetti culturali e artistici più rilevanti delle comunità alpine. Giovedì a Casso saranno invece protagonisti i bambini ai quali sono dedicati per tutto il giorno laboratori didattici con giovani artisti (www.dolomiticontemporanee.it).

Qui la cornice sarà l’ex scuola, abbandonata dopo l’alluvione del 1963 e trasformata già da un paio di anni in nuovo contenitore dedicato all’arte e agli artisti, grazie all’intraprendenza del bellunese Gianluca D’Incà Levis, ideatore del progetto Dolomiti Contemporanee, che dal 2011 opera sul territorio a cavallo tra Belluno, il Cadore e il Friuli con una rete di iniziative dedicate all’arte contemporanea anche attraverso il recupero di luoghi dismessi o abbandonati.

A Casso è infatti in corso anche la mostra “Roccedimenti”, dedicata alla natura contemporanea e inaugurata il 6 luglio, mentre venerdì a Cimolais, nella sede del Parco Naturale Dolomiti Friulane, un convegno parlerà di Fare cultura in montagna: un'impresa produttiva. «A noi - dice il curatore D’Incà Levis - non interessano modelli e stereotipi arcaicizzanti della montagna, ma intendiamo proporre - e in questo siamo appoggiati da Fondazione Dolomiti Unesco, Provincia di Pordenone e Regione Fvg - sguardi nuovi sulla natura alpina. Ecco che con questo obiettivo abbiamo coinvolto, oltre a Casso, anche Cimolais e Claut. Il nostro obiettivo è far sì che queste iniziative e presenze - come i trenta artisti che hanno risieduto qui in vista dei laboratori e della mostra assieme ai diciassette abitanti di Casso - riescano a creare, facendo rete, qualcosa di nuovo e di segno opposto rispetto all’inerzia e all’abbandono solitamente presenti in questi luoghi».

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