L’arte del restauro dei fratelli Livon: con loro le auto diventano capolavori

Manzanesi da generazioni, imprenditori internazionali nel settore dell’arredo e del design, da quasi 40 anni riportano agli antichi splendori veri e propri emblemi di eleganza e velocità, capolavori di meccanica e design unici. Hanno lavorato su Ferrari, Lamborghini, Maserati, Lancia e Alfa Romeo

Margherita Reguitti
Da sinistra, Fabrizio e Nicola Livon, i due fratelli che da quarant’anni restaurano auto
Da sinistra, Fabrizio e Nicola Livon, i due fratelli che da quarant’anni restaurano auto

La bellezza attraversa il tempo che la può offuscare, la passione e la competenza la fanno tornare a splendere. I fratelli friulani Nicola e Fabrizio Livon, rispettivamente di 62 e 56 anni, manzanesi da generazioni, imprenditori internazionali nel settore dell’arredo e del design, da quasi 40 anni restaurano automobili emblemi di eleganza e velocità, in alcuni casi “capolavori” di meccanica e design unici o di cui esistono pochi esemplari al mondo.

Una passione nata quasi per caso nel 1988 quando, in una casa colonica della campagna friulana, Fabrizio trovò il rottame di una Lancia Flaminia coupé Pininfarina. Fu la prima occasione per scoprire di avere, oltre alla passione per le auto belle e potenti che non potevano permettersi, dei talenti per smontare, pulire, rifare e quindi portare a nuova vita.

Una Lamborghini restaurata dai fratelli Nicola e Fabrizio Livon
Una Lamborghini restaurata dai fratelli Nicola e Fabrizio Livon

Da allora non hanno mai smesso di cercare, documentarsi, lavorare personalmente al restauro di “eleganti signore” e a oggi la loro scuderia di gemme rombanti è composta da una trentina di “fuori classe”, quasi tutte italiane, eccetto una. «Eccezione che conferma la regola», spiega Fabrizio Livon. Le italiane sono “le belle” da un punto di vista di linea e design e “le perfette” per meccanica e motori”.

Sono un team capace di ricostruire parti meccaniche e di lattoneria, occupandosi della verniciatura e del rinnovamento degli interni.

Nicola predilige il motore e la meccanica, Fabrizio si occupa degli abitacoli, delle parti in pelle e in metallo dei sedili e carrozzeria.

Il loro intervento più complesso quello sul prototipo di una Alfa Romeo Tubolare Zagato da corsa degli anni ’60, una storia iniziata in Friuli grazie al talento del friulano Ludovico Chizzola che nel 1963 creò a Feletto Umberto di Tavagnacco la Auto Delta, società autonoma di elaborazione dei motori Alfa Romeo per renderli competitivi in pista. In via Galilei 9 venne sviluppata la TZ 105.10, riportando il Biscione, dopo un periodo di declino, al vertice della massima sportività.

Oggi, grazie ai fratelli Livon che lavorano al complesso recupero dell’auto dal 2010, la mitica vettura, unico esemplare noto, sta per tornare a ruggire sulle strade friulane.

La base di partenza di un buon restauro è il reperimento della documentazione e delle immagini dei modelli originali sui quali costruire le dime e le campionature. «Abbiamo conoscenze e relazioni con esperti internazionali del settore – aggiunge Fabrizio –. A Padova, ad esempio, il riferimento è Dino Cognolato, un nome di fama mondiale e grande collezionista». Nella loro scuderia splendidi esemplari di Lancia, Alfa Romeo, Maserati, Ferrari e Lamborghini. Prevalentemente vetture degli anni ’50 e’60, spider due posti, coupè due più due, sportive a due portiere, salvo una Ferrari del ‘80 a quattro porte.

Unica eccezione la Mercedes Ali di Gabbiano del 1955, due posti, derivata da un’auto da corsa resa stradale. Un’icona.

La loro vettura più agée una Fiat derivata da corsa del 1947, vincitrice della Targa Florio nel 1950, carrozzata “Barchetta” da Stanguellini, dal 1900 il più antico nome modenese. La loro regola d’oro è: cambiare il meno possibile e recuperare tutto. Meglio un particolare non perfetto ma originale che bello e nuovo.

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