Artigiani nel baratro: a rischio 500 addetti
TOLMEZZO. Sono a rischio 500 addetti delle piccole e medie imprese artigiane dell’Alto Friuli. L’allarme è lanciato da Mauro Rainis, della Feneal-Uil che invoca l’intervento della Regione.
«Nei primi tre mesi di quest’anno ci sono stati 90 interventi per la cassa integrazione in deroga che ha coinvolto 500 addetti alle imprese edili e affini, metal meccaniche, tessili e del legno, ma non mancano interventi nel settore dei servizi alle persone (parrucchieri e barbieri), di cui 350 firmatari di accordi». Alcune di queste 90 imprese, con pochi addetti che non usufruiscono degli ammortizzatori sociali normali, hanno nel frattempo chiuso definitivamente, altre sono tutt’ora in sofferenza.
«La Regione per l’anno in corso ha messo a disposizione finanziamenti per 1.038 ore di cassa integrazione speciale, vale a dire per circa 6 mesi. Con la riforma Fornero – dice Rainis – sono venuti a mancare i finanziamenti che precedentemente erano a carico dell’Inps, che valevano la cassa integrazione per circa 2 mesi, il rimanente era coperto dall’Europa, per 1.400 ore, relative alla formazione. Il che portava così la copertura della cassa integrazione in deroga per il comparto a circa 10 mensilità».
«Chi è già in cassa integrazione da inizio anno – afferma Rainis – a giugno, senza ulteriori interventi della politica regionale, si troveranno senza lavoro e senza ammortizzatori sociali».
Una situazione, quella delle piccole imprese, «che però rappresentano il 90% del tessuto produttivo» che non attira normalmente l’attenzione dei media. «Sono piccole realtà a cui non si bada spesso, preferendo posare l’attenzione sui grandi numeri. Sommando però tutte queste piccole crisi, si rischia di perdere 500 posti di lavoro, in un territorio marginale, nonché la professionalità di queste persone e dei loro titolari costretti spesso a chiudere».
Una crisi che tocca anche il terziario, dove molte aziende, con la riduzione dei consumi, tende a non delegare lavori fuori dalla propria fabbrica, ma riportandolo all’interno. «Basti pensare ad aziende quali l’Automotive Lighting, quelle del legno di Sutrio e i terzisti dell’Ikea».
Ma ci sono anche esperienza positive, che aprono a qualche spiraglio di speranza. «Segnali di ripresa vengono da alcuni settori del legno, in particolare di quanti operano con il mercato estero, tedesco in particolare, come accade alla Gerussi di Cassacco», dice Rainis che spera arrivi un sostegno dalla Regione. «La neo-presidente Serracchiani, con cui abbiamo avuto un incontro nelle settimane passate, ha già avuto modo di prendere conoscenza del problema e in campagna elettorale si è detta sensibile al riguardo».
Gino Grillo
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