“Assalto” in Provincia per chiedere un lavoro
PORDENONE. L’esercito dei disoccupati aumenta e le risposte sono ridotte all’osso. «Perché il numero delle persone che bussano ai nostri uffici è lievitato in maniera esponenziale» e perché le ditte che assumono «sono sempre di meno».
E’ un vero e proprio Sos quello che lancia il presidente della Provincia Alessandro Ciriani. L’ente intermedio vive una fase di difficoltà che riflette la discesa sempre più rapida dell’economia reale. «Nel 2012 abbiamo avuto oltre 11.200 persone che si sono rivolte ai nostri uffici perché hanno perso il lavoro: vuol dire una media di 53 persone il giorno. Ma non troviamo 53 opportunità ogni giorno, nemmeno dieci – analizza Ciriani – e se fino a un anno fa ci arrivavano le lettere dai lavoratori per ringraziarci, oggi ci arrivano quelle di protesta perché in sei mesi la situazione non si sblocca».
Un termometro sono anche i contributi per le assunzioni: «La richiesta – conferma il presidente – è di molto diminuita perché il problema della maggioranza delle aziende oggi è tenere aperto». L’ente Provincia ha sul groppone, per conto della Regione, anche la gestione delle crisi aziendali «che richiede moltissimo tempo ed energie e in questa fase farsi carico di tutto sta diventando davvero difficile. Non avendo potestà legislativa possiamo solo utilizzare gli strumenti che ci sono, ma oggi il problema principale è generare occupazione e lo si può fare solo dando ossigeno alle piccole imprese».
Imprese di serie B che generano occupati di serie B: «Uno degli effetti della legge Fornero è che i lavoratori delle imprese che non rientrano nelle crisi collettive, e quindi parliamo di dipendenti di aziende con meno di 15 addetti, non vengono accompagnati nella fuoriuscita. Per intendersi: vengono licenziati senza avere in dote sgravi fiscali per l’azienda che intenda riassumerli e questa è una doppia penalizzazione». E di questi lavoratori «ne abbiamo circa 2 mila».
C’è poi il problema di offrire opportunità eque a chi è in mobilità. «Se un lavoratore percepisce 800 euro in mobilità non possiamo offrirgli un impiego da 600 euro a 20 chilometri di distanza, perché se aggiungiamo anche il costo della benzina – analizza Ciriani – lo mettiamo in una condizione di svantaggio». Anche perché si tratta comunque di opportunità di lavoro a termine.
La Provincia continua il suo lavoro certosino per coinvolgere chi ha capacità di offrire impiego – «abbiamo fatto anche una convenzione con il Consorzio universitario per aprire uno sportello dedicato alle figure di alta qualificazione» -, ma è una ricerca ardua. Oltre a mettere a disposizione incentivi per chi assume, la Regione mette a disposizione, tramite la Provincia, anche incentivi per chi stabilizza.
Ma poi controlla: solo nell’ultima settimana l’ente provinciale ha revocato due contributi. «Questo perché c’è un termine entro il quale il datore si impegna a non licenziare e va rispettato. C’è invece chi prende il contributo e poi licenzia» precisa Ciriani. E i controlli della Provincia non sono a campione, ma vengono fatti su ogni pratica. «Lo stesso vale per i contributi a fondo perduto per chi apre un’attività: c’è un rischio di impresa». Se un’azienda apre e chiude dopo pochi mesi deve restituire i soldi.
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