Assicuratrici senza contributi Inps: due cause di lavoro alla compagnia

UDINE. Hanno lavorato per anni come intermediarie assicurative, con i tempi e i modi tipici di un rapporto subordinato a tempo indeterminato e non di semplice collaborazione con qualifica di «produttore libero», come invece riportato sulle rispettive lettere d’incarico. Eppure, per loro - una 49enne di Cividale del Friuli e una 38enne di Reana del Rojale - la compagnia assicurativa non si è mai presa la briga di versare i contributi previdenziali.
E così, quando nel 2013 l’Inps ha deciso di tirare le somme, è ai loro indirizzi che ha inviato il verbale di accertamento che le obbligava a iscriversi alla Gestione commerciale e a versare le somme rimaste fino allora “evase”. Il caso, comune a migliaia di altri assicuratori di tutta Italia, è approdato ieri davanti al tribunale civile di Udine.
Evidente l’obiettivo: spostare il mirino dell’ente previdenziale dalle due dipendenti al loro ex datore di lavoro, ossia all’“Alleanza assicurazioni spa”, e ottenere la sua condanna a versare non soltanto i contributi, ma anche tutte le altre differenze retributive (dalle ferie, al Tfr, a qualsiasi altro beneficio riconosciuto dal Contratto collettivo nazionale di lavoro) maturate per l’intera durata del rapporto. Il processo si è aperto davanti al giudice del lavoro Fabio Luongo, che ha rinviato le parti a una successiva udienza, per avere il tempo di ragionare sulla possibilità di chiudere la vertenza in maniera conciliativa.
A prescindere da come andrà a finire, il ricorso friulano fa già storia a sè rispetto alla marea di altre cause avviate nel resto del Paese. Invece che resistere all’Inps, l’avvocato Michele Lanzutti, che assiste entrambe le assicuratrici, ha scelto di promuovere l’azione legale contro la stessa Alleanza assicurazioni. E lo ha fatto, peraltro, raddoppiando la posta, cioè chiedendo il pagamento di quanto dovuto a entrambe, a livello retributivo, in qualità di dipendenti a tutti gli effetti.
In via subordinata, qualora il giudice non dovesse accogliere la tesi del rapporto di lavoro subordinato, il legale ha comunque escluso che possa loro essere attribuita la figura di «produttrici occasionali» e chiesto di accertare il loro inquadramento tra i «produttori di assicurazioni di terzo e quarto gruppo» - i collaboratori più stretti dell’agenzia -, con conseguente regolarizzazione delle rispettive posizioni contributive, mai adempiuta dalla compagnia.
Le somme in ballo si riferiscono agli obblighi contributivi calcolati a partire dal 2007: circa 7 mila euro per la cividalese e 10 mila per la collega di Reana. Il tribunale ha deciso di trattare unitariamente le due posizioni e di assegnato al loro legale alcune settimane di tempo, per valutare la proposta presentata da Alleanza assicurazioni - che si è costituita soltanto per la posizione della 38enne - per sistemare il contenzioso in via stragiudiziale.
Il caso, che in Friuli interessa un centinaio di persone, era rimbalzato anche in Parlamento con un’interpellanza del Movimento 5 Stelle al ministero del Lavoro. Per quanto riguarda le sue clienti, l’avvocato Lanzutti ha osservato come la compagnia «non solo taceva dell’obbligo di provvedere almeno all’iscrizione alla sezione commercianti anche per i produttori di terzo e quarto grado, come richiesto dall’Inps, ma addirittura, una volta divenuta di dominio pubblico l’assenza di ogni tutela previdenziale dei suoi collaboratori, consigliava loro di non pagare, nonostante le intimazioni dell’Inps, nell’impossibilità per l’ente di provare la contraddittorietà esistente tra lettera di incarico e le effettive mansioni ricoperte dai collaboratori».
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