Associazione terroristica promuoveva Al Qaeda, 5 giovani arrestati: uno risiede a Monfalcone
Le persone coinvolte, tutte straniere, under 30 e ben inserite nelle loro città, sono ritenute responsabili di avere costituito e fatto parte di una cellula dedita alla promozione, al consolidamento e al rafforzamento delle formazioni di Al Qaeda e Stato Islamico
È coinvolta anche Monfalcone nelle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna, nella fattispecie dal Dipartimento Antiterrorismo. Il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, nella giornata della vigilia di Natale, ha dato esecuzione a una misura cautelare personale a carico di cinque giovani di origine straniera.
Fra questi c’è un 27enne di origine turca e residente a Monfalcone. Secondo quanto si è potuto apprendere lavorava in un esercizio pubblico, sembra una pizzeria, nella “città dei cantieri”. Pare che l’uomo fosse attenzionato da parecchio tempo per le “simpatie” delle formazioni terroristiche denominate “Al Qaeda” e “Stato Islamico”.
Gli altri arrestati, tutti under 30 tra cui un minorenne, sono residenti nelle province di Bologna, Milano e Perugia. Tutti erano ben inseriti nel tessuto sociale delle loro città dove non frequentavano moschee o centri di preghiera.
Quattro degli indagati sono accusati di avere costituito un’associazione terroristica d’ispirazione salafita – jihadista declinata in chiave takfirista, denominata “Da’wa Italia” per mezzo della quale ponevano in essere condotte strumentali alla promozione, al consolidamento ed al rafforzamento delle formazioni terroristiche denominate “Al Qaeda” e “Stato Islamico”.
Le accuse
In particolare, attraverso la propaganda di contenuti jihadisti e al reclutamento di nuovi adepti alla causa, si sono dimostrati pronti a raggiungere i territori controllati dalle milizie jihadiste in Africa e Siria, circostanza che si sarebbe già concretizzata per uno dei sodali, il quale avrebbe abbandonato il territorio nazionale per recarsi nel corno d’Africa prima dell’emissione del provvedimento cautelare eseguito in data odierna.
Per quanto riguarda il quinto giovane, fratello della principale indagata del gruppo, si ipotizza nei suoi confronti l’avvio di un processo di radicalizzazione proprio sotto l’egida della sorella, e a suo carico l’Autorità Giudiziaria contesta l’ipotesi dell’addestramento finalizzato a un possibile arruolamento nell’ambito di organizzazioni terroristiche jihadiste. Tutti i soggetti avrebbero operato sul territorio nazionale, attraverso la rete internet.
L’inchiesta, rivelatasi complessa e articolata e condotta mediante l’importante coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, è stata avviata nel settembre 2023, partendo dall’azione di monitoraggio sui circuiti radicali di matrice jihadista, con particolare attenzione alla diffusione di contenuti di propaganda attraverso la rete, ormai divenuto formidabile strumento per avvicinare e fidelizzare soprattutto giovani di seconda generazione con un background migratorio o ragazzi italiani in cerca di una chiara identità e che più di altri subiscono la fascinazione della retorica jihadista globale.
In questo contesto, le investigazioni si sono concentrate in prima istanza sul ruolo ricoperto da una giovane pakistana cresciuta e residente a Bologna, la quale, evidenziando particolare attivismo ed emergendo per l’incessante opera di proselitismo, è stata sin da subito in grado di coinvolgere un’altra giovane di origine algerina cresciuta e residente a Spoleto, insieme alla quale avrebbe formato un gruppo a sé stante dedito alla propaganda e denominato appunto “Da’wa”, che in arabo significa “chiamata”, intesa nella sua accezione di invocazione ad abbracciare la “giusta” versione dell’Islam.
Gli ulteriori approfondimenti hanno permesso di identificare altri partecipi al sodalizio ed in particolare acquisire gravi indizi di reità nei riguardi di un giovane cresciuto a Milano che si ritiene essersi unito alle milizie jihadiste operanti in Corno d’Africa e di un altro di origine turca, da molti anni residente tra le provincie di Gorizia e Udine e in particolare a Monfalcone, dove risultava ben inserito nel tessuto socio-economico della zona.
I punti cardine del movimento jihadista
Nel programma e nelle vicende di questo gruppo si rinvengono alcuni punti cardine del movimento jihadista globale: il sempre maggiore ricorso ai giovani, spesso anche minorenni, che risultano particolarmente affascinati dalla propaganda e che in breve diventano a loro volta strumenti di diffusione del messaggio, oltre a risultare imprevedibili nel potenziale passaggio all’azione e quindi ancor più pericolosi; in questo percorso sembra aver assunto un ruolo centrale il periodo del Covid, che costringendoli a un isolamento forzato ha facilitato un rapido processo di radicalizzazione, oggettivamente amplificato dalla rete internet.
Nel corso delle indagini è stato possibile assistere ad una rapida e per questo preoccupante evoluzione nelle intenzioni degli indagati di non limitare il loro impegno alla sola propaganda di contenuti jihadisti ma di ampliare il raggio d’azione verso nuovi soggetti (è il caso del fratello minore della principale indagata) oltre a ricercare contatti al di fuori del territorio italiano per cercare di raggiungere ei territori controllati dalle milizie jihadiste.
Le reazioni
"L’operazione antiterrorismo in corso condotta dai Ros dei Carabinieri che coinvolge anche un immigrato musulmano a Monfalcone mette in luce elementi di grave allarme sui rischi rappresentati dalla massiccia presenza di islamici e dal loro preoccupante atteggiamento da tempo manifestato nella nostra città. Questa vicenda, conferma anzitutto la presenza di un’ideologia radicalizzata nell’ambito di queste comunità nel contesto di una rete nazionale dedita alla promozione e al rafforzamento delle formazioni terroristiche "Al Qaeda" e "Isis”, che sono state protagoniste dei tanti attentati che in questi anni hanno funestato l’Europa con lutti e violenze – sono le parole di Anna Cisint, eurodeputata e assessora a Monfalcone –. Si dimostra in questo modo che l’arrivo indiscriminato di manodopera straniera anche se regolare - che ha reso Monfalcone una delle realtà italiane con la maggior percentuale di islamici sulla popolazione - diventa un fattore non solo di instabilità sociale, ma anche di minaccia alla sicurezza e all’incolumità”.
"In questo senso – continua Cisint – è legittimo chiedersi quanto possa aver inciso anche il clima di contrapposizione alimentato dai centri islamici locali che esattamente un anno fa, il 23 dicembre, avevano organizzato una manifestazione facendo confluire migliaia di immigrati da tutta Italia, cui erano seguite le minacce di morte che mi hanno costretto alla scorta personale. Peraltro, va rilevato che uno dei giovani arrestati lavorava in un locale a fianco proprio dell’ingresso nel palazzo municipale”.
"Ottimo il lavoro dell'Arma dei Carabinieri che ha individuato e fermato la potenziale minaccia rappresentata dai giovani raggruppati in un'associazione terroristica. Molto complesso e meno appariscente di altre misure affidate alle forze dell'ordine, il controllo preventivo dei soggetti radicalizzati o esposti a reclutamento è sempre più un aspetto fondamentale della sicurezza interna. Il ruolo di internet e dei social network, le caratteristiche di leader e proseliti del fondamentalismo già inseriti nel tessuto socioeconomico italiano richiedono strategie diversificate e di ampio raggio, evitando di amplificare allarme e reputazione dei terroristi". Lo scrive in una nota la deputata e responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani, in merito agli arresti di un nucleo di giovani, componenti di un'associazione terroristica islamica, attiva in varie città italiane.
"Complimenti all'Arma dei Carabinieri e in particolare al Raggruppamento operativo speciale per l'importante operazione che ha portato all'arresto in diverse città, di giovani appartenenti ad un'associazione terroristica collegata con Al Qaeda e lo Stato Islamico – scrive in una nota Walter Rizzetto, coordinatore di Fratelli d'Italia in Fvg e Presidente della Commissione Lavoro della Camera -. Ringrazio il dipartimento Antiterrorismo della procura della Repubblica di Bologna che ha diretto, con il coordinamento della procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo, l'indagine. Ringrazio le Forze dell'Ordine e le Forze Armate per la costante attività di controllo del nostro territorio ed auguro a tutti loro un sereno Natale".
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