Ateneo sottofinanziato, taglia la spesa e si rinnova
UDINE, Nonostante la modifica del sistema di assegnazione dei Fondi statali (Ffo), l’università degli studi di Udine resta sottofinanziata. Rispetto alle previsioni, nel 2014 ha ricevuto 3,3 milioni di euro in meno: a premiarla sono stati i risultati raggiunti nella didattica e nella ricerca. Il magnifico rettore, Alberto Felice De Toni, impegnato da oltre un anno, nella razionalizzazione della spesa (con la rinegoziazione del contratto delle pulizie ha risparmiato 2,1 milioni di euro in 7 anni), ha lavorato sodo per mettere in sicurezza il bilancio e ora resta in attesa della tanto promessa perequazione tra gli atenei regionali.
I fondi statali
Nonostante l’introduzione della variabile del costo standard nella distribuzione del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), la situazione resta critica. «Per effetto dei nuovi criteri nel 2014 è aumentata la quota premiale al 18 per cento, segnando un +4,5 rispetto all’anno precedente» spiega il rettore nel ricordare che il costo standard per studente nella determinazione della quota base pesa solo per il 20 per cento.
«L’applicazione di questi criteri ha comportato per la nostra università un incremento di 3,4 milioni di euro (+4,8%), ma analizzando separatamente le voci emerge che in termini di quota base ci mancano ancora 3,3 milioni di euro» continua De Toni prima di aggiungere: «Al momento, l’applicazione di questo criterio non ha portato benefici all’ateneo friulano perché il peso complessivo della quota base su Ffo di sistema si attesta sempre all’1,10 come nel 2013».
Il rettore, insomma, smentisce quando va affermando da settimane il capogruppo della Lega nord, Mario Pittoni, secondo il quale «l’università di Udine non è più sottofinanziata».
Questa affermazione «non risponde a verità» ripete De Toni nel ribadire che «l’ateneo friulano è stato premiato, principalmente, per le sue performance nell’ambito dei risultati e della qualità della ricerca scientifica dei suoi docenti e ricercatori. In merito al parametro del costo standard - aggiunge De Toni - avvieremo un’attenta analisi dei fattori che lo hanno determinato, per apportare i dovuti correttivi, migliorare il peso sul sistema e acquisire le risorse necessarie al riequilibrio dello storico sottofinanziamento della nostra università».
Il confronto con Trieste
Analizzando solo la quota base del Ffo, l’università di Trieste, nell’anno appena concluso, ha ricevuto 15 milioni 459 mila euro in più rispetto a Udine.
Di fronte a questa cifra ci si aspetterebbe un numero di studenti in corso di gran lunga maggiore rispetto ai 10.763 dell’ateneo friulano, invece la differenza è solo di 388 unità. Da qui gli accenni del rettore alla mancata perequazione regionale.
Il bilancio
Nonostante la sottovalutazione statale, nel 2014 l’ateneo friulano ha accantonato 3.5 milioni di euro. È il risultato della razionalizzazione della spesa avviata anche con la rinegoziazione del contratto delle pulizie che da solo ha prodotto un risparmio di 2,1 milioni di euro in sette anni.
A tutto ciò va aggiunta la rimodulazione delle tasse universitarie: «L’eliminazione dello sconto e l’introduzione dei premi per i meritevoli ci consente di incassare 600 mila euro in più per tre anni e di rendere il modello più equo» puntualizza il rettore nell’ammettere che non si è trattato di un’operazione banale.
A questo punto la nuova sfida dell’ateneo friulano è decidere cosa farà da grande. «Dobbiamo valutare se specializzarci in alcuni settori seguendo gli esempi della Bocconi, dalla Luiss e dello Iuav di Venezia, o se restare un’università generalista e mantenere quindi l’impianto attuale. L’analisi del piano strategico è in corso ed entro febbraio De Toni, con il contributo di tutti i dipartimenti, dovrà arrivare a una sintesi.
Il piano strategico
Il documento parte da una ricerca di Ernst & Young sull’università del futuro per analizzare poi i punti di forza e di debolezza dell’ateneo friulano. Stabilito che a Udine il numero degli immatricolati (quasi 2.800) supera la media nazionale che si attesta sulle 2.600 unità, il rettore si sofferma sull’attività di ricerca che continua a porre Udine ai primi posti in Italia. «Tre mesi fa ho iniziato a girare i dipartimenti - spiega il rettore -, a fine gennaio ultimerò il percorso per convocare, entro febbraio, l’assemblea plenaria che dovrà votare il piano strategico».
Il rettore vuole condividere con la comunità il futuro dell’ateneo friulano anche se lui un’idea ce l’ha. «La mia idea di università - rivela - è quella di un ateneo in grado di premiare chi lavora sulla didattica laboratoriale, sulla ricerca e sull’e-learning. Devo valorizzare quello che ho in modo trasversale, puntano anche sulle politiche territoriali». Una volta approvato, la realizzazione del Piano strategico richiederà un investimento pari a un milione di euro.
La didattica
«Dopo il primo anno il 30% degli studenti abbandona gli studi universitari. Questo significa che il sistema dell’orientamento non funziona» afferma De Toni auspicando che l’attivazione del tavolo scuola-università con una cinquantina di istituti, dia presto i suoi frutti. Le rilevazioni effettuate confermano infatti che troppi studenti si iscrivono all’università con competenze insufficienti rispetto a quelle richieste. Peccato che una volta perso il treno troppo pochi decidono di cambiare corso di laurea. E quando lo fanno, la scelta arriva dopo i 30 anni.
Lauree magistrali
L’emorragia di studenti colpisce soprattutto le lauree magistrale, le meglio note specialistiche: «Nel 2010 alle magistrali a Udine si iscriveva il 43.1 per cento dei laureati triennali ora solo il 30,1 per cento» riferisce De Toni facendo notare che, ma questo è solo un esempio, a Ingegneria non si va oltre il 10 per cento. Diverso il discorso per Architettura che arriva invece al 41 per cento. «Questo - aggiunge il rettore - è un dato viziato dalla crisi dello Iuav a Venezia da dove stanno emigrando a Udine diversi studenti». Da qui la domanda: Come rendere attrattive le nostre lauree triennali e magistrali e la nostra università? Magari con l’internazionalizzazione.
L’internazionalizzazione
Tra gli obiettivi di De Toni c’è anche l’attivazione di un «grande progetto Erasmus extra europeo per consentire a migliaia di studenti di svolgere tesi, stage e tirocini in America, Australia, Asia e Africa dove operano le imprese dei connazionali all’estero». Chiaro il riferimento alla rete del Friuli nel mondo. Per fare tutto ciò, il rettore punta all’attivazione di una laurea in inglese in ogni dipartimento e di lauree italiane per studenti stranieri. «Abbiamo già - insiste De Toni - un centinaio di studenti cinesi che si iscrivono a Beni culturali e a Storia dell’arte per fare le guide turistiche nelle agenzie cinesi».
Gli investimenti
Una cosa è certa: per vincere la sfida dell’innovazione è necessario investire. Ed è quello che intende fare il rettore convinto che l’università del futuro richiede la rivisitazione delle metodologie didattiche. «È sempre più necessario lavorare in aule laboratorio» insiste De Toni osservando il piano degli investimenti da 3,4 milioni di euro che auspica di realizzare nell’anno in corso. Escluse le manutenzioni straordinarie degli immobili, il piano punta sull’acquisto di attrezzature scientifiche e informatiche. «A tutti i direttore di dipartimento ho dato i budget che mi hanno chiesto. Con loro mi sono impegnato - conclude il rettore - a sostenere al 50 per cento le proposte di investimento che vorranno realizzare».
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