Ater: a Udine più di 1.400 richieste e metà sono di stranieri

In centinaia fanno domanda per una casa popolare, ma solo il 17% la ottiene. Toso: «Chiedono appartamenti grandi, noi disponiamo di mono e bilocali»

UDINE. La metà delle domande presentate per un alloggio popolare a Udine e in provincia proviene da cittadini stranieri. Circa settecento, delle oltre 1.400 richieste consegnate in via Sacile e ancora al vaglio dei tecnici, è stata avanzata da famiglie non italiane.

Numeri decisamente alti, che però non trovano riscontro rispetto all’effettiva assegnazione degli alloggi: la percentuale di stranieri che occupa le case Ater si limita infatti al 16, massimo 17 per cento.

In questi giorni gli uffici dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale udinese sono al lavoro per mettere a punto la graduatoria provvisoria, a seguito del bando di concorso pubblicato il 20 settembre dello scorso anno per l’assegnazione degli alloggi di edilizia sovvenzionata del Comune, per il quale avevano presentato domanda 1. 463 persone e famiglie.

Entro la fine del mese sarà stilata dunque la lista degli assegnatari e, secondo le previsioni dell’Ater, saranno più o meno 900 le domande accettate.

E mentre il governatore del Friuli Venezia Giulia continua ad annunciare la linea dura nei confronti degli stranieri a protezione del welfare padano, con la volontà di alzare gli anni minimi di residenza sul territorio per ottenere una casa popolare, la possibilità di una stretta sui criteri di accesso diventa una possibilità sempre più concreta anche ai piani altidi via Sacile.

«A fine agosto sarà pubblicata la graduatoria e ancora non siamo in grado di definire quante delle oltre 1.400 domande saranno escluse – informa il direttore di Ater Udine Riccardo Toso –. Immagino venga confermato il trend, con circa 800-900 richieste valide, e una buona parte escluse per la mancanza dei requisiti. Comunque – precisa Toso – il 50 per cento delle domande presentate arriva da famiglie straniere».

Percentuale che poi, però, il più delle volte non corrisponde all’effettiva assegnazione degli alloggi a persone non italiane, soprattutto per la conformazione e le dimensioni degli immobili.

«Gli stranieri fanno spesso richiesta di residenze ampie – spiega Toso –, mentre la nostra disponibilità si limita ad appartamenti a una o due camere da letto, troppo piccole per accontentare le esigenze di famiglie numerose, come spesso accade per le famiglie di nazionalità straniera».

Dunque, precisa il direttore dell’Ater, gli stranieri pur collocandosi in posizioni alte della graduatoria, ottengono in una minore percentuale una casa popolare.

«In 15 anni la presenza di stranieri all’interno delle nostre graduatorie o comunque nelle domande presentate ai bandi è sicuramente aumentata – sono le parole di Toso – e a Udine ci sono persone provenienti dal centro Africa e marocchini».

Negli ultimi anni, inoltre, le richieste per ottenere un alloggio popolare sono diminuite: un calo non certo dovuto alla minore necessità di sovvenzioni da parte delle famiglie, quanto, piuttosto, all’introduzione della certificazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) e alla crisi, «che da un lato ha generato l’abbassamento dei prezzi di locazione sul libero mercato, dall’altro lo spostamento della manodopera e dunque di domanda in altri punti del territorio regionale, come avvenuto per l’area del Manzanese in cui, a seguito della chiusura di molte aziende, anche le richieste di abitazioni sono calate».




 

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