Aumentano i furti in Friuli, ecco come i cittadini utilizzano Whatsapp e la tecnologia per difendersi

Basta un messaggino in un gruppo WhatsApp: «Sei a casa? Ho sentito un tonfo nel tuo appartamento». Una chat collettiva, che riunisce vicini e condomini: serve a segnalare movimenti sospetti, ma pure le assenze prolungate, con l’obiettivo di spuntare le armi di eventuali malintenzionati.
In alcuni comuni, specie in Veneto e Trentino Alto Adige, la prassi è stata istituzionalizzata e prende il nome di “gruppi di controllo del vicinato”, sorta di ronda 2.0 che sfrutta l’immediatezza di social e app di messaggistica istantanea per fornire una freccia in più nella faretra delle forze dell’ordine, impegnate quotidianamente nella lotta per la prevenzione dei reati predatori.
Che, in controtendenza rispetto ai dati dell’ultimo decennio, sono tornati a crescere in numero nel 2018: gli indicatori raccontano di un aumento sensibile di furti nelle abitazioni, che restano tra i target più vulnerabili e maggiormente presi di mira dai malviventi.
Alessandro Talotti, 38 anni, oggi fa il fisioterapista. Ma per più di un decennio ha calcato i palcoscenici internazionali più prestigiosi dell’atletica leggera, sfiorando anche un bronzo agli Europei di Monaco nel 2002. Il saltatore in alto friulano abita in Chiavris, quartiere a nord della città, zona di residenze eleganti ma pure di transiti continui da e verso la zona nord del Friuli.
Assieme ai condomini ha dato vita al gruppo WhatsApp ribattezzato con una buona dose di fantasia “Ci 6?”, dove le comunicazioni di servizio riguardano «prevalentemente le assenze prolungate da casa, specie nei mesi estivi – spiega l’atleta –. In questa maniera i vicini di casa che restano sono portati ad avere un occhio di riguardo e a prestare più attenzione davanti a rumori e movimenti sospetti.
Di fronte a episodi come questi, ci scriviamo in chat, ottenendo magari le rassicurazioni del caso dal proprietario dell’appartamento». Per Talotti, «l’importante è non farne una malattia. Lo strumento deve essere utilizzato consapevolmente, considerata anche la realtà in cui viviamo, assolutamente tranquilla sotto il profilo di sicurezza e ordine pubblico».
Resta il fatto che nel 2018 i furti in abitazione in provincia di Udine sono aumentati del 16 per cento rispetto all’anno prima, dopo anni in cui i topi d’appartamento sembravano aver progressivamente iniziato a mollare la presa. A confermarlo i dati delle denunce alle forze di polizia (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza, Corpo Forestale dello Stato , Polizia Penitenziaria, Dia, Polizia locale, Guardia costiera), forniti dal Dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno.
L’anno scorso sono stati denunciati 1.812 raid casalinghi, 250 in più del 2017 e 126 in più rispetto al 2016. Per una volta, insomma, i numeri confortano la percezione della (in)sicurezza da parte dei cittadini, se è vero che sono sempre di più i friulani che si rivolgono ai corpi di vigilanza privata per ottenere servizi ad hoc con l’obiettivo di proteggere le proprie abitazioni. La conferma arriva da Massimiliano Magon, amministratore della Mondialpol.
Nelle aree residenziali ciascuno paga una quota parte (già a partire da 15 euro al mese) di quanto previsto da un contratto condominiale di gestione del servizio, che prevede il passaggio di una guardia giurata nelle ore notturne: «Ma pensare alla “vecchia” figura del metronotte è riduttivo – indica Magon –. L’apporto della tecnologia è determinante e ai moderni sistemi d’allarme, collegati alle nostre centrali, si uniscono ad esempio i telecomandi e le applicazioni anti-aggressione che con un semplice “tap” consentono di lanciare un sos». Un bel vantaggio, considerando anche il tempo di reazione che i servizi di vigilanza privata possono garantire: Mondialpol ad esempio può contare su sei sale operative ridondanti .
Strizzano l’occhio alle nuove tecnologie anche i titolari di attività commerciali. Tra i più vulnerabili, per ovvie ragioni, i gioiellieri. Appena tre mesi fa un tentativo di rapina alla “Italico Ronzoni” di via Mercerie ha rischiato di trasformarsi in un fatto di sangue. I rivenditori di preziosi avevano segnalato, poche ore prima del colpo, la presenza di persone sospette fuori dalle loro attività. Il tam-tam era partito dal gruppo WhatsApp attivo da sei anni, che raduna una quarantina di gioiellieri di Udine, Majano, Palmanova, San Daniele, Lignano e Latisana.
«Siamo stati tra i primi in Italia ad adottare questo sistema», rivendica con orgoglio Cristina Antonutti, titolare della gioielleria Antonutti Franz di via Rialto e capogruppo degli orafi della Confcommercio udinese. «È un metodo per rimanere in contatto con facilità, molto più immediato rispetto alle mail che usavamo fino a qualche anno fa – racconta –. La risposta è quasi immediata da parte di tutti e grazie a questo sistema in almeno un paio di casi siamo riusciti a segnalare persone sospette alle forze dell’ordine, che poi hanno provveduto a identificarli».
Quello con polizia e carabinieri, del resto, è un rapporto più che positivo, caratterizzato da un confronto continuo: «Sono sempre molto presenti: dopo la rapina di luglio abbiamo chiesto maggiori controlli in centro e, anche grazie al nuovo questore, abbiamo ottenuto risposte confortanti», conclude la commerciante, che rileva come la presenza quotidiana di poliziotti e carabinieri di quartiere rappresenti un efficace deterrente per tentare di tenere alla larga eventuali malintenzionati.
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