“Auto blu”: sul Perbenista non ci fu diffamazione

UDINE. “Il fatto non costituisce reato”: con questa formula, ieri il giudice monocratico Emanuele Lazzàro ha assolto uno dei commentatori “storici” del blog “Il Perbenista”, il grafico e designer Bruno Morello, 45 anni, di Lignano, finito a processo con l’accusa di diffamazione per una serie di presunti “attacchi” ai vertici di Turismo Fvg e dell’associazione “Bianco&nero” risalenti all’estate del 2010. Alle medesime conclusioni era approdata non soltanto la difesa, affidata all’avvocato Federico Carnelutti, ma anche la pubblica accusa, rappresentata in aula dal vpo Alessandra Cadalt.
Tutto era partito dall’esposto contro ignoti presentato nel 2011 dall’allora direttore della Turismo Fvg, Andrea Di Giovanni, e da Mario Gabriele Massarutto e Claudio Tognoni, all’epoca rispettivamente presidente e direttore di “Bianco&nero”.
Nel mirino, quattro commenti pubblicati sul sito ideato e gestito da Marco Belviso e definiti dalle parti offese, attraverso l’avvocato Luca Ponti, niente più che «insulti personali». Erano state le successive indagini disposte dal gip Paolo Milocco, nel provvedimento con cui aveva rigettato la richiesta di archiviazione del pm Maria Caterina Pace, a rintracciare l’indirizzo Ip del computer usato per scrivere i commenti e individuare in Morello l’autore. Da qui, la sua iscrizione sul registro degli indagati e l’approdo del caso a dibattimento.
Per smontare l’accusa, il difensore è partito proprio dal contenuto di ciascuno dei quattro commenti: due riferiti al supposto uso improprio delle “auto blu” fatto da Di Giovanni e alla non meno presunta ingiustificata assunzione di Tognoni e Boem come consulenti di Turismo Fvg, un altro costruito giocando sul cognome di Massarutto e il quarto di dileggio della professionalità e della dignità di Tognoni.
«I fatti - ha affermato l’avvocato carnelutti - hanno dimostrato come una parte delle cose segnalate da Morello non fossero false: per il caso delle assunzioni, Di Giovanni era stato citato a giudizio dalla Procura della Corte dei conti». Significativa anche, per la difesa, la testimonianza del sindaco di Forni di Sotto, Marco Lenna, che a dibattimento - tra i testi, ieri, anche il blogger Belviso - aveva raccontato di due pranzi conviviali organizzati da Morello rispettivamente a Forni e in un casone di Marano e ai quali Di Giovanni era arrivato a bordo dell’“auto blu”.
«Si è trattato - ha aggiunto Carnelutti - di espressioni del diritto di critica, aspra ma legittima, riconosciuto a qualsiasi cittadino. Quanto al gioco di parole sul nome di Massarutto, invece, ritengo vada inserito in un contesto di ironia e di sperimentazione: Morello è grafico di professione e alla Triennale di Milano aveva partecipato proprio con una mostra sul recupero delle lettere».
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