Aviaria, catena di negozi decide di ritirare le uova
PORDENONE.A titolo puramente precauzionale, la catena In’s ha ritirato ieri dalla vendita tutte le confezioni di uova presenti nei supermercati a partire da quello di via Udine a Pordenone. «Questa mattina alle 6 - spiega il responsabile del negozio - la direzione ha dato disposizioni precise circa la vendita di uova. La merce è stata ritirata dagli scaffali e depositata in magazzino in attesa dell’esito dei controlli dell’Azienda sanitaria».
La misura è scattata dopo che anche in Veneto è stato disposto l’abbattimento di galline ovaiole della stessa azienda agricola in cui era stato individuati il virus del l’influenza aviaria, sia pure in Emilia. «Noi - spiega ancora l’addetto del supermercato di via Udine - abbiamo sede in Veneto, da qui la decisione del gruppo di sospendere la vendita delle uova».
La catena In's ha sede a Pianiga e una rete di 103 negozi di cui diversi anche in Friuli Venezia Giulia: Pordenone, Trieste, Monrupino, San Giorgio Di Nogaro, Lignano, Udine, Tolmezzo, Azzano Decimo, Casarsa, Gorizia, Monfalcone, San Lorenzo Isontino.
All’abbattimento dei 700 mila volatili di tre allevamenti colpiti da influenza aviaria, è previsto si aggiungano le stesse operazioni per le oltre 200 mila galline sane della società agricola Morgante di Occhiobello (Rovigo). È uno stabilimento della stessa filiera del gruppo Eurovo (che in quel sito dichiara una capacità di 500 mila esemplari) alla quale appartengono anche i due allevamenti di ovaiole colpiti in Emilia, a Ostellato (Ferrara) e Mordano.
Dopo l’emergere il 23 agosto del terzo focolaio (un allevamento di 18 mila tacchini a Portomaggiore), che è il secondo nel Ferrarese, nella frazione veneta di Santa Maria Maddalena subito oltre il Po, il Comune di Occhiobello ha emanato un’ordinanza di abbattimento preventivo di animali sani, dopo l’esito negativo delle indagini sierologiche e virologiche dell’Azienda sanitaria Ulss 18, e senza alcun sospetto di malattia né di mortalità anomala.
Si tratta di misure preventive finalizzate ad azzerare il più possibile il rischio contagio che ha coinvolto parzialmente anche i consumatori. Non è dato sapere se altri gruppi abbiano assunto decisioni analoghe in presenza di fornitori di uova che abbiano sede in Veneto o in Emilia, regioni in cui si è manifestato il virus.
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