Avoledo: «Cerco la fede nella Milano del Day After»

Esce domani, 16 aprile, in libreria per i tipi della Multiplayer.it (e a breve in formato digitale) il nuovo romanzo di Tullio Avoledo, La crociata del bambini, secondo capitolo italiano, dopo Le radici del cielo, uscito nel 2012, della saga russa Metro Universe, ideata da Dmitry Glukhovsky, a partire dal suo Metro 2033.
«Tutto è cominciato per caso – racconta Avoledo –. Conobbi Glukhovsky nel 2010 al Salone del Libro di Torino. E lì nacque l’idea di partecipare al suo progetto multimediale, Metro 2033 Universe, ambientato in un futuro postnucleare, con la gente che vive nei sotterranei, spesso in conflitto con strani essere mutanti, zombies, ma soprattutto isolata dal resto del pianeta». Un mondo non più globalizzato, da ricostruire, in qualche modo: una sorta di rivalutazione del punto di vista contro il pensiero unico dei nostri giorni? «In un certo senso sì. A me è capitato di aprire uno squarcio sull’Italia: Venezia e Roma nel primo libro, Milano in questo secondo e Firenze e Roma nel terzo, Regno di mille anni, previsto per il 2014».
La crociata dei bambini è un viaggio che dalle gallerie della metropolitana non tarda però a scivolare negli abissi della mente. «I tanti libri di questa saga internazionale (russi, polacchi, ungheresi) – spiega Avoledo – sono molto materialisti, retaggio di una formazione culturale marxista. A me invece interessava il tema della fede in questo contesto di apocalisse, capire cioè se c’è ancora spazio per la fede, e per quale fede».
Per questo il protagonista del libro è un sacerdote, John Daniels, che dovrà cercare, fra le comunità che popolano la metropolitana milanese, nuovi alleati per la sua crociata contro il Male: i figli dell’Ira che hanno il loro quartier generale alla Stazione Centrale trasformata in sinistra fortezza. «Sarà proprio il prete a chiedersi il senso di un mondo dominato dal male, apparentemente senza Dio». La risposta? «Mi è sembrato di poterla trovare in un concetto della cabala ebraica, c’è infatti un giovane rabbino nel romanzo che spiega lo Tzimtzum, vale a dire quel processo di svuotamento di sé che Dio compie su se stesso per permettere la creazione del mondo e dell’uomo. Dio con la sua assenza testimonia la propria presenza che spetta all’uomo trovare. E nel prossimo libro – anticipa lo scrittore pordenonese – questo aspetto della fede sarà rappresentato dalla Chiesa di Aquileia, quella studiata da Gilberto Pressacco, una chiesa di danza e musica».
Scrivere due romanzi ambientati nell'universo di Metro 2033 ha consentito ad Avoledo di parlare di speranza e di bellezza in un contesto impossibile. Però parlare oggi di questi concetti ha tutto il sapore di una sfida, anche se non siamo in un mondo sopravvissuto a una catastrofe nucleare... «Infatti, vorrei che tutti cercassimo di farlo anche oggi. Prima che sia troppo tardi. Dal momento che il terremoto culturale che abbiamo subito in questi ultimi anni, con la conseguente distruzione di valori e ideali, è tale la cui portata forse non abbiamo ancora capito».
Lo scrittore, per sua stessa ammissione, è uno che dopo aver scoperto i video-games non ha cessato di battere i sentieri di confine tra letteratura e gioco, e di praticare «le arti oscure del meticciato e dell’ibridazione»... «Lo confermo: ho trasformato il mio mestiere di scrittore mainstream in quello di contrabbandiere, portando idee, tecniche narrative e lettori attraverso i confini. C’è tanto da imparare dalle tecniche della graphic novel, dei manga, dei video-games».
Ora è il momento del fantasy, in letteratura, che vorrà dire, secondo Avoledo? «Visto che viviamo un’epoca di profondo disorientamento, si cerca di fuggire dal presente e proiettarsi in mondi mitici che invece sono strutturati, ordinati, comprensibili, con le loro regole, le loro catene gerarchiche». A proposito di nucleare e post–nucleare, infine: come vede i movimenti, le tensioni, i segnali di guerra che si stanno accumulando nel Vicino Oriente? «Con grande preoccupazione. La borsa delle paure, superata quella del contagio di qualche anno fa (le varie mucche pazze, le aviarie...) oggi pende pericolosamente verso il nucleare».
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