Avvelena i parenti friulani con il tallio nell'acqua minerale, la Cassazione conferma l'infermità mentale di Del Zotto

MILANO. Confermata dalla Cassazione la totale infermità mentale per Mattia Del Zotto, il 31enne che nel 2017 nella villa di famiglia a Nova Milanese (Monza) ha avvelenato nove familiari eccetto i genitori - vittime invece nonni, zii e una badante - con il solfato di tallio sciolto nell'acqua uccidendone tre, i nonni paterni e una zia, per "punire gli impuri". Del Zotto - giovane molto chiuso e asociale, sempre nella sua stanza davanti al pc - non è libero ma deve restare per dieci anni in una struttura per malati mentali Rems.
LA SVOLTA NELLA VICENDA
IL MISTERO, LE TAPPE DELLA STORIA
In particolare, oggi la Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione - secondo quanto si apprende da fonti della stessa Corte - ha dichiarato inammissibile il ricorso che il Procuratore generale presso la Corte di appello di Milano aveva proposto nei confronti della sentenza con la quale la Corte di assise di appello aveva confermato l'assoluzione di Del Zotto, pronunciata anche in primo grado nel 2018 dal Gup del Tribunale di Monza.
PER APPROFONDIRE
Del Zotto è accusato degli omicidi della zia Patrizia Del Zotto e dei nonni paterni, Giovanni Battista Del Zotto e Gioia Maria Pittana (mediante avvelenamento con solfato di tallio da lui stesso acquistato sotto falso nome) e di tentato omicidio (con le stesse modalità) degli zii Laura Del Zotto ed Enrico Ronchi, della badante dei nonni paterni Serafina Pogliani e dei nonni materni Alessio Palma e Maria Lina Pedon.
I fatti sono stati commessi nei mesi di settembre-ottobre 2017 e sono stati considerati aggravati dalla premeditazione, dall'essere commessi col mezzo di sostanza venefica e nei confronti di ascendenti.
I giudici di merito avevano ritenuto Del Zotto totalmente incapace di intendere e di volere al momento della commissione dei fatti e gli avevano applicato, in considerazione della pericolosità sociale, la misura di sicurezza detentiva del ricovero in una REMS per un periodo non inferiore a dieci anni. La pubblica accusa aveva impugnato entrambe le decisioni sostenendo la seminfermità mentale. La decisione della Corte di cassazione rende definitivo l'accertamento della non imputabilità di Del Zotto al momento dei fatti e l'applicazione della misura di sicurezza detentiva.
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