«Baccarani, illustre ematologo e sempre vicino ai pazienti»

Il ricordo del direttore della clinica di Udine Renato Fanin che ha iniziato la carriera al suo fianco  Santuz, già presidente dell’Ail: «Una persona dal cuore grande che la gente non dimenticherà» 
Anna Rosso



«Un maestro e una persona unica. Ha insegnato l’ematologia a tanti giovani medici di questa regione e non solo. Ha fondato il reparto di Udine che da decenni richiama pazienti da tutta Italia». Così il professor Renato Fanin, attuale direttore della Clinica ematologica dell’ospedale di Udine, ricorda l’uomo che fu per lui mentore, direttore e amico, l’illustre ematologo Michele Baccarani, mancato lunedì all’età di 79 anni.

Il professor Baccarani era originario di Bologna, era stato docente di ematologia prima all’università di Trieste, nel 1986, e poi professore ordinario di ematologia, direttore e fondatore della clinica ematologica dell’università di Udine, dal 1987 al 2000. «È scomparso il fondatore della nostra ematologia. Ho incontrato il mio maestro – racconta ancora il professor Fanin – alla fine degli anni Settanta, quando ero studente. All’epoca i pazienti più gravi, e in particolare i più giovani, venivano trasferiti in altri centri di cura più prestigiosi, per esempio a Bologna, città da cui Baccarani proveniva. Dopo di lui, invece, è cambiato tutto e questa clinica è diventata attrazione nazionale e internazionale. È successo – continua Fanin – perché lui è stato un medico di assoluto valore: la sua scelta di fare l’ematologo in Friuli Venezia Giulia ha cambiato il destino di tanti pazienti e ha reso possibili le aspirazioni di tanti giovani medici, me compreso. Come professionista ha dimostrato un acume clinico irripetibile. Si può considerare uno dei padri della moderna ematologia italiana, in quanto ha saputo coniugare le conoscenze cliniche con le nuove acquisizioni biologiche che ci hanno permesso di capire perché si sviluppano determinate malattie e come utilizzare al meglio i nuovi farmaci molecolari. È stato un pioniere per quanto riguarda le terapie per la leucemia mieloide cronica e aveva acquisito esperienza nel trapianto di midollo (o di cellule staminali) nella cura delle leucemie acute, seguiva pazienti provenienti da tutta Italia. È stato un personaggio unico – conclude – che ha unito la medicina clinica alla medicina di precisione nella quale il corretto utilizzo delle nuove molecole è possibile solo se a monte ci sono ampie conoscenze cliniche».

«Ho ricevuto tantissimi messaggi e telefonate di ex pazienti – riferisce Maria Grazia Santuz, per oltre trent’anni alla guida dell’Associazione italiana contro le leucemie linfomi e mieloma di Udine –, tutti quanti hanno voluto esprimere, oltre al cordoglio per la scomparsa del professore, la loro gratitudine non solo “al medico”, ma soprattutto “all’uomo”. Sì, perché Michele Baccarani non si limitava a curare, ma ci metteva tutto sé stesso, stava vicino ai pazienti che ce la facevano a vincere la malattia e alle famiglie di quelli che purtroppo non ce la facevano. Mi ha chiamato, per esempio, una signora che gli era riconoscente perché lui c’era sempre e andava spesso a controllare suo figlio adolescente e a tirarlo su di morale. Mi ricordo quella volta che, mentre festeggiavamo il Capodanno in compagnia in montagna, lui aveva ricordato i giovani che erano mancati quell’anno mentre gli scendevano le lacrime. Era una persona dal cuore grande che la gente non dimenticherà, al di la cura». L’associazione malattie del sangue del Friuli Venezia Giulia, come riferisce ancora Santuz, era nata nel 1989 per sua volontà. Baccarani, inoltre, era stato anche fondatore e coordinatore del Dipartimento per il trapianto di midollo osseo di Udine tra il 1995 e il 2000, nonché uno dei fondatori della facoltà di Medicina e chirurgia dell’università di Udine.

«Il papà – ha spiegato il figlio Umberto – aveva nel dna l’essere medico, è di famiglia. Prima di lui il mio bisnonno era stato primario ad Ancona e mio nonno era chirurgo come me». I funerali di Michele Baccarani saranno celebrati domani, giovedì 23, a Bologna, alle 11 nella chiesa dell’Annunziata. —



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