Bagno nel sottoscala, 3.450 euro di multa

La “condanna” a una coppia sacilese, la denuncia arriva su Facebook. L’abuso è stato sanato

SACILE. «Abusi edilizi salati: 3.450 euro». Occhio alle smanie di riatto a Sacile: Ezio Tomasella mette sul chi va là il popolo del web. La voglia di rifarsi il “nido” con poca spesa? Una fregatura: Tomasella ha postato una storia di una coppia stritolata dalla spirale di usi (in cantina e sottoscala) e abusi (la condanna sul riatto è stata doppia). I coniugi con la voglia di ricavare camera e bagno extra dalla zona cantina e sottoscala, hanno pagato 3.450 euro di sanzione: amministrativa (450 euro) e condanna penale (3.000 più avvocato).

I fatti risalgono al 2012 e gli accertamenti sono cronaca 2013. «Abusi edilizi nostrani – ironizza Tomasella –. Per i paladini della legalità: verificate di non avere una doccia, un letto o una lavatrice nello scantinato». A Sacile non si chiude un occhio. «Piaccia o no, qui da noi questi sono gli abusi edilizi perseguiti da solerti funzionari – il sacilese va avanti e prende per il naso i nostalgici degli “sceriffi” che denunciavano ogni mese gli abusivismi nei cantieri -. Quelli che sono rimpianti da qualcuno».

La violazione dei regolamenti edilizi e quella dello strumento urbanistico va al dettaglio. La coppia ha ricavato un bagno nel sottoscala e una camera nello scantinato: vani abitabili e corredati da un lavoro certosino per l’impiantistica e arredo. Rifacimento pavimento, impianti sanitari, idraulici, elettrici e tocco finale, sistemazione di letto, armadio, divano, lavatrice e oggettistica.

Ma la cosa non ha funzionato. L’altezza minima consentita per i locali di abitazione è di 2,50 metri e il regolamento edilizio, consente di scendere a 2,20 metri nei locali accessori, quali i bagni. «In questo caso, i coniugi hanno ricavato un bagno installando i sanitari in una zona dell’abitazione destinata a scantinato con una altezza misurata di 1,87 – ha fatto l’analisi del caso un progettista sacilese specializzato in collaudi –. Quindi, decisamente inferiore a quella consentita. Inoltre, hanno voluto ricavare anche una camera, arredata con letto e armadi. Questo, in una zona considerata abitazione, ma che non soddisfa i requisiti minimi di altezza per un locale abitativo».

I proprietari avevano già pagato la sanzione amministrativa e demolito le paretine del bagno: una specie di condono. Ma la doppia condanna penale di 1.500 euro ha chiuso la vicenda. «Si tratta di un peccato veniale indotto da esigenze famigliari: avevano bisogno di far dormire delle persone in una stanza – è l’ipotesi –. Oltre che di usufruire di un servizio igienico. Ma la legge non lo consente nelle zone non idonee, con altezza inferiore alla minima che è di 2,50 metri».©RIPRODUZIONE RISERVATA

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