Bambini di un asilo maltrattati, offesi e derisi: direttrice e maestre patteggiano

UDINE. Hanno scelto di patteggiare in sede di indagini preliminari e cioè prima ancora di approdare in udienza davanti al gup, le due maestre e la direttrice di un asilo dell’hinterland udinese che, nel 2017, erano finite sotto inchiesta per l’ipotesi di reato di maltrattamenti nei confronti dei bambini loro affidati.
Le pene sono state applicate dal gip Daniele Faleschini Barnaba, nella misura precedentemente concordata dalle parti: 1 anno e 10 mesi di reclusione per la coordinatrice, che ha 70 anni e si è dimessa a seguito del procedimento penale, e 1 anno per una delle due maestre, che ha invece 50 anni e continua a lavorare in quella scuola materna, entrambe difese dall’avvocato Giovanni Stellato, e 1 anno e 2 mesi per l’altra maestra, che ha 44 anni, si è nel frattempo trasferita in un altro istituto ed è assistita dall’avvocato Stefano Comand.
Il giudice, preso atto del consenso espresso dal sostituto procuratore Annunziata Puglia, titolare del fascicolo, nel valutare la congruità delle pene proposte ha tenuto conto sia degli atti del fascicolo – e cioè delle risultanze dell’attività d’indagine condotta dalla Squadra mobile attraverso intercettazioni, interrogatori e informazioni testimoniali –, sia del comportamento processuale e dello stato d’incensuratezza delle tre indagate (circostanza che ha favorito la concessione delle attenuanti generiche).
Il caso era esploso il 15 novembre 2017, quando gli agenti della Questura guidati dal vicequestore aggiunto Massimiliano Ortolan avevano notificato alla direttrice e alla più giovane delle due maestre la misura interdittiva della sospensione dall’insegnamento per otto mesi a firma del gip Matteo Carlisi.
«Da tutti i video (le riprese si erano protratte per 45 giorni, ndr) – aveva scritto il giudice nel provvedimento – emerge il clima di paura che aleggia nella scuola, dove i bambini (tutti d’età compresa tra i 3 e i 6 anni, ndr), soprattutto di fronte alle sfuriate delle maestre, appaiono spesso atterriti e si muovono a piccoli passi, titubanti e silenziosi».
Le indagini avevano accertato maltrattamenti di natura fisica e morale. Da un lato, strattonamenti e trascinamenti, dall’altro, atteggiamenti aggressivi, castighi prolungati e umilianti e frequenti denigrazioni. Come le «vessazioni» cui venivano sottoposti quando si scopriva che avevano riferito a casa episodi avvenuti all’asilo, e gli appellativi di «incapaci» loro attribuiti, bocciando come «porcherie» o «schifezze» i loro elaborati, spesso stracciati davanti agli occhi dei compagni.
Erano state le segnalazioni di alcuni genitori, che avevano finito per spostare altrove i rispettivi figli, a mettere in moto la macchina investigativa. Per la direttrice e la più grande delle maestre, le contestazioni partono dal 2014, per la collega più giovane dal 2016.
E, a conclusione del procedimento, le reazioni non hanno tardato ad arrivare. «Premesso che i miei clienti hanno affrontato dignitosamente l’intera vicenda e senza accanimento – ha riferito l’avvocato Rossana De Agostini, dello studio Piselli, per conto di una coppia di genitori – sono soddisfatti che si sia conclusa quantomeno in sede penale e in termini brevi».
Il caso, comunque, potrebbe avere una coda davanti al giudice civile. «I miei assistiti – ha detto l’avvocato Francesca Delle Case – hanno atteso con rispetto che fosse fatta chiarezza nelle sedi opportune su quanto accaduto.
Ma l’epilogo della vicenda con un’applicazione della pena, senza condanna o assoluzione, li lascia senza risposte. Sono in ogni caso soddisfatti che il pm abbia ritenuto opportuno esercitare l’azione penale. Definito ora il processo penale, valuteranno le eventuali azioni civili da intraprendere». –
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