Bambini e autismo, il sogno ora è realtà: a Pordenone pronta la casa per il dopo di noi e centro medico
Immersa in un giardino, la struttura è orientata alla bellezza. Il taglio del nastro e il grazie di Cinzia Raffin e Davide Del Duca

Un luogo di cura – intesa come cura medica e come attenzione per la persona – e un luogo di bellezza. Basterebbero queste due definizioni a rendere l’idea di quanto sia speciale la nuova struttura di via Roggiuzzole, realizzata da e per la Fondazione Bambini e autismo, che ieri è stata inaugurata davanti a una concentrazione di autorità civili, militari e religiose che non si vedeva da tempo.
Ma soprattutto davanti alle famiglie e agli operatori che ogni giorno, da 26 anni, sono impegnati per cercare vincere la sfida: garantire una vita piena, degna, ricca di presente e anche di futuro alle persone con disturbi dello spettro autistico.
L’inaugurazione dell’Unità di urgenza e prevenzione per autismo (Upa) e della Casa per il “Durante e dopo di noi” di Pordenone segna un traguardo importante per Pordenone, che diventa modello nazionale – una volta di più – nelle politiche per l’integrazione vera, reale, concreta delle persone con disabilità.
Segna quello che il sindaco reggente Alberto Parigi ha definito «il vero progresso di una comunità, il grado di civiltà di un paese». Un traguardo che, come hanno riconosciuto tutti – dal ministro Luca Ciriani all’europarlamentare Alessandro Ciriani, dall’assessore regionale Cristina Amirante al presidente della consulta regionale per la disabilità, Mario Brancati – non sarebbe stato possibile senza la caparbietà e anche l’ambizione di Cinzia Raffin (presidente della fondazione) e Davide Del Duca (direttore). E il lunghissimo elenco delle persone ringraziate ieri dalla fondazione è stato il paradigma del lavoro e dei sacrifici che ci sono voluti per tagliare il traguardo: il progetto è nato nel 2018 e la fine è arrivata ieri con il taglio del nastro.
La bellissima struttura progettata dall’architetto Luciano Campolin – perché anche la belezza fa parte della cura delle persone, come ha rimarcato Raffin – comprende un centro medico che garantisce servizi ambulatoriali dove l’accoglienza e la diagnosi sono pensate su misura del paziente che si ha davanti. «La vita delle persone con autismo è mediamente più breve – ha spiegato Raffin – perché è quasi impossibile fare prevenzione nelle strutture sanitarie normali. Senza prevenzione ci si ammala di più».
Qui si potranno fare diagnosi, monitoraggio delle cure ed è stato pensato persino un monolocale per le famiglie che arrivano da fuori.
«Dal 1998 – ha ricordato la presidente – sono circa 2 mila le persone che sono passate da noi per le diagnosi, molte da fuori regione». La Casa Durante e Dopo di noi è invece stata pensata per rispondere ai principi della Legge regionale 112/2016 e offrire una residenza familiare a cinque persone con assistenza integrata. L’abitazione, si trova sopra all’area medica. Intorno un giardino meraviglioso.
Le apparecchiature diagnostiche per il centro medico sono state donate grazie a un progetto internazionale del Rotary (global grant) che ha raccolto 140 mila dollari, in due annualità, come hanno spiegato il responsabile del progetto, Roberto Gasparini e il presidente del club di Pordenone, Alberto De Mas. «Hanno partecipato anche club austriaci e argentini» ha aggiunto Gasparini.
I costi dell’investimento sono lievitati con la Pandemia e la guerra in Ucraina, ma grazie alla forte rete costruita dalla Fondazione e dalle famiglie è stato possibile arrivare alla fine. La Regione, non solo ha coperto il 66% dell’investimento, ma guarda alla Fondazione come a un modello. «L’esperienza di Bambini Autismo – ha evidenziato l’assessore regionale Cristina Amirante – è utile a tutti e aiuta la pubblica amministrazione a imparare a creare modelli replicabili improntati all’accessibilità» .
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