Banca di Vicenza e Veneto Banca verso la fusione

Si delinea una strada obbligata per le banche venete in sofferenza: la fusione.
L’ipotesi non più peregrina, e che ripropone un’idea che era stata scartata un paio d’anni fa, potrebbe scattare all’indomani della nuova iniezione di capitale di Veneto Banca, soprattutto se a intervenire per il salvataggio sarà il Fondo Atlante che ha già chiarito, però, che la condizione per una partecipazione di questo genere è la quota di controllo, ovvero il 50,1% dell’istituto di Montebelluna.
A quel punto Atlante, che di fatto “possiede” con una percentuale di gran lunga maggiore la Popolare di Vicenza, si troverebbe a dover decidere quale soluzione migliore per un risanamento rapido delle due banche.
Non che due debolezze insieme costituiscano una forza, ma attraverso la valorizzazione delle filiali doppie (ovvero in sovrapposizione) e una ristrutturazione ragionata, non è detto che l’operazione non possa quadrare.
Penati, il numero uno di Quaestio Sgr, aveva detto ieri a Trento di augurarsi “di non essere socio di un’altra banca”, come dire: auspico che l’operazione di aumento di capitale di Veneto Banca (che si apre lunedì per chiudersi il 20 giugno) si concluda senza che un intervento di Atlante si renda necessario.
Se questa ipotesi invece non si concretizzasse, l’intervento del Fondo è scontato. Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, lo ha ribadito: Atlante farà la propria parte.
Non è un mistero che Alessandro Penati stia lavorando anche su altro, ovvero la cessione di Popolare Vicenza. Negli obiettivi del Fondo c’è un’operazione di risanamento da completare rapidamente, entro un orizzonte temporale di 18-24 mesi, che sarebbe già un record. Ma che potrebbe risolversi anche prima, se è vero che starebbe preparando “una sorpresa” per la fine dell’anno.
In sostanza diversi sono gli scenari possibili, quello che alcuni auspicano guarda alla fusione tra le due banche come occasione per mantenere e radicare un istituto veneto, che abbia cuore e cervello nel territorio.
Operazione non indolore, però, nè sotto l’aspetto della presenza territoriale, con un dimagrimento indispensabile nel numero degli sportelli, nè sotto l’aspetto sociale, con diverse centinaia di esuberi. Se i numeri di uno studio realizzato da The Boston Consulting e Bernstein all'inizio del 2015 fossero confermati, l'integrazione potrebbe portare anche alla chiusura di un centinaio di filiali (un decimo del totale) con un risparmio di una sessantina di milioni, mentre il sindacato paventa il rischio di oltre 1.500 esuberi.
Ora non resta che attendere di capire come andrà l’aumento di capitale di Veneto Banca rispetto al quale la Consob ha dato ieri il via all’operazione approvando i prospetti.
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