Bancaria nei guai, truffava sacrestano

Cividale, obbligo di dimora per un’impiegata di 42 anni: gli avrebbe alleggerito il conto di 33 mila euro. Indagini della Polizia
CIVIDALE 14 FEBBRAIO 2000 COMMISSARIATO PS TELEFOTO FOTO AGENCY ANTEPRIMA
CIVIDALE 14 FEBBRAIO 2000 COMMISSARIATO PS TELEFOTO FOTO AGENCY ANTEPRIMA

CIVIDALE. I primi dubbi erano sorti quando, con un semplice controllo a monitor, ci si era accorti che, tra gli acquisti effettuati con il suo bancomat, figuravano anche trucchi per donna, trattamenti in centri estetici e abbigliamento femminile.

Spese non proprio consone a un uomo. Tantomeno, considerando che di quel bancomat, il legittimo titolare si era servito per un periodo assai più limitato di quello indicato nei suoi estratti conto. L’amara verità, con l’esatta ricostruzione delle operazioni bancarie compiute a sua insaputa, però, era venuta precisandosi soltanto dopo la denuncia alla polizia. Ed è ancora una volta una storia che, almeno in tesi accusatoria, lascia a bocca aperta.

Vittima della presunta truffa, il sacrestano di Castelmonte. Ossia uno dei circa mille correntisti della filiale di Cividale della Banca popolare Friuladria, seguito da un’impiegata incaricata di gestirne il conto e di assisterlo e consigliarlo in tutte le sue movimentazioni. Ebbene, sarebbe stata proprio lei a tradirne la fiducia e, approfittando della sua scarsa propensione a monitorare i propri risparmi, ad alleggerirgli il conto attraverso prelievi sistematici e l’indebito utilizzo della sua tessera bancomat.

Per un totale calcolato in circa 33 mila euro, a cominciare dal marzo del 2012 e fino al momento in cui la bancaria non fu trasferita ad altra sede, a Udine. Non a caso, è stata proprio l’impiegata che ne aveva preso il posto, a cavallo tra la fine dell’anno scorso e l’inizio di gennaio, a notare alcune anomalie sul conto del sacrestano. A stranirla non era stata soltanto la repentina riduzione delle risorse del cliente, ma anche la lettura del dettaglio di alcune delle sue uscite. A cominciare, appunto, dai trattamenti estetici e dall’acquisto di indumenti e trucchi per donna.

Sono state le indagini condotte dagli agenti del Commissariato di Polizia di Cividale, guidati dal dirigente Michelangelo Missio, e, in un secondo momento, le perquisizioni effettuate insieme ai colleghi della Squadra mobile della Questura di Udine nell’ufficio e nell’abitazione dell’impiegata, a permettere di accertare gli ammanchi e di fornire al sostituto procuratore Paola De Franceschi, titolare dell’inchiesta, la documentazione necessaria a formulare il capo d’imputazione. Due le ipotesi di reato contestate alla donna, A.P. - queste le sue iniziali -, di 42 anni e residente a Corno di Rosazzo: truffa aggravata e uso abusivo di bancomat.

L’ingegnoso meccanismo di cui la polizia ritiene che la donna si sia servita per attingere al conto dell’ignaro cliente è stato ricostruito anche grazie alla preziosa collaborazione offerta dallo stesso istituto di credito (che ha peraltro escluso analoghi casi tra gli altri clienti). Due i “trucchi” messi in atto. Da un lato, una volta convinto il sacrestano della necessità di fare richiesta di emissione di un nuovo bancomat e ottenuto anche il consenso alla sua domiciliazione, avrebbe trattenuto per sè la tessera, adoperandola a sua insaputa, bloccandola dopo un certo periodo - per evitare di destare sospetti -, chiedendone poi un’altra, nuovamente adoperandola a proprio piacimento e, infine, consegnandola finalmente al legittimo titolare. Dall’altro lato, per coprire gli ammanchi, la stessa impiegata avrebbe disinvestito alcuni suoi titoli e versato la somma corrispondente sul conto corrente. Riuscendo in tal modo a fare risultare il saldo sempre invariato.

Chiuso il cerchio sulle indagini, il pm ha chiesto al gip l’applicazione a carico della donna della misura cautelare dell’obbligo di dimora. Il provvedimento è stato eseguito sabato ed è stato seguito, martedì mattina, dall’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Paolo Lauteri. Durante l’udienza, durata circa un’ora e mezza, la 42enne, assistita dall’avvocato di fiducia Bruno Dal Ben, ha risposto alle domande del gip, rigettando tutte le contestazioni e fornendo la propria versione dei fatti. Gli atti sono stati dunque trasmessi al pm, affinchè si esprima in merito all’istanza di revoca avanzata dal difensore.

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