Bancaria sfila i soldi a parenti e clienti

Pordenone, movimentati 250 mila euro, chiusa l’inchiesta con un’ammissione. Prima lo faceva per i debiti, poi anche per lo shopping
Una foto di archivio di una macchina contamonete e banconote. DE RENZIS/ANSA/IAN
Una foto di archivio di una macchina contamonete e banconote. DE RENZIS/ANSA/IAN

PORDENONE. La vigilanza interna della banca si era insospettita degli innumerevoli movimenti dare/avere che si registravano nel conto corrente della sua dipendente. Oltre 200 mila euro in un paio d’anni, rispetto allo stipendio, sembravano troppi, se commisurati alla paga percepita.

Soprattutto perché provenivano da conti correnti di parenti e clienti e lì, in parte, tornavano in misura minore e in un secondo momento. La banca si era insospettita e aveva inviato una segnalazione alla polizia postale. L’inchiesta, durata un biennio, è da poco tempo terminata con la notifica dell’avviso di conclusione dell’indagine all’ex dipendente dell’istituto di credito. Che, nel frattempo, è stata prima sospesa e poi licenziata.

L’indagata è una trentenne pordenonese, all’epoca – tra il 2011 e il 2012 – dipendente di una filiale provinciale della Banca Popolare di Verona (estranea alla vicenda); era addetta alla gestione dei correntisti privati. Molteplici le ipotesi di reato che le sono contestate dalla procura della Direzione distrettuale antimafia: accesso abusivo a un sistema informatico (di qui la competenza della Dda di Trieste), falso, truffa informatica, appropriazione indebita.

La donna, già interrogata, ha ammesso le sue responsabilità: perché avrebbe movimentato circa 250 mila euro dai conti di parenti – persino della madre e della nonna – e di clienti, tutti ignari? Prima per onorare alcuni debiti, poi per effettuare acquisti e perché la situazione le era «sfuggita di mano».

Bocche cucite alla polizia postale di Pordenone: la sezione specializzata ha svolto accurati accertamenti sui pc dell’istituto, dopo che alcuni documenti cartacei erano stati distrutti. Sono stati ricostruiti tutti i movimenti da e per il conto corrente dell’ex dipendente. Perlopiù erano “partite di giro”: prima i prelievi, all’insaputa dei titolari del conto, poi lo storno. Ma il saldo tra entrate e uscite era comunque, secondo l’accusa, a favore della trentenne. Tanto denaro, quello che la donna ha movimentato, così tanto da far allertare il sistema di vigilanza interno della banca.

Al vaglio della procura, inoltre, l’emissione di alcune tessere bancomat intestate a clienti ignari, con indirizzi sconosciuti sulle pratiche per evitare il recapito dei rendiconti. Movimenti “invisibili” agli intestatari e noti soli a chi effettivamente eseguiva i prelievi.

La giovane pordenonese, già interrogata dal pubblico ministero, sarebbe pronta a risarcire sia i clienti sia l’istituto.

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