Banconote false da 20 euro In tribunale arriva il conto

Pordenone, due patteggiamenti e udienza rinviata per il terzo componente della banda. Grazie alle querele dei negozi, la procura può contestare anche la truffa

PORDENONE. In seguito alle querele di parte presentate da tre esercenti, per la banda delle banconote da 20 euro falsi, oltre alla spendita di banconote false, si configura un nuovo reato. Oltre alla spendita di banconote contraffatte, ieri il pm Federico Facchin ha contestato anche la truffa ai tre uomini di origini campane fermati lo scorso febbraio. Vincenzo Solano, 40 anni, difeso dall’avvocato Malacart, e Aniello Sito, 33 anni, difeso dall’avvocato Cucchisi, entrambi domiciliati a Casarsa, hanno patteggiato rispettivamente un anno e 6 mesi più 300 euro di multa e un anno e 4 mesi più 200 euro (pene sospese) di fronte al giudice monocratico del tribunale di Pordenone Eugenio Pergola, il quale ha invece respinto l'istanza di patteggiamento avanzata dall'avvocato Jessica Canton per il terzo componente della banda, Gianluca Aruta, 33 anni, residente a Napoli.

Per lui era stata proposta la pena più severa, un anno e 8 mesi più 400 euro di multa, ma il giudice si è opposto in quanto l'imputato ha già goduto precedentemente di due sospensioni condizionali. Il suo legale, che ha ottenuto l'attenuazione della misura cautelare dagli arresti domiciliari all'obbligo di firma, ora si rivolgerà al tribunale militare: chiederà infatti all'organo che l'ha comminata l'estinzione di una delle due pene sospese e, se la otterrà, riproporrà nella prossima udienza, fissata da Pergola per il 16 giugno, il patteggiamento condizionato allo svolgimento di lavori socialmente utili.

Bar Eden di Bannia, supermercato Crai di Sacile e farmacia Visale di Arzene: i titolari di questi esercizi commerciali hanno presentato querela, facendo scattare il reato di truffa. Il trucco, finché ha retto, era semplice: acquistare il pane, qualche alimento, le sigarette. Cose da un paio di euro o poco più. Giusto per mettere sul banco 20 euro, falsi, e incassare il resto, naturalmente in soldi veri. Nell'auto, quando sono stati fermati, avevano un astuccio con decine di banconote fasulle. A chiamare il 113 segnalando i tre uomini, era stato un commerciante di Valvasone.

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