Banda dei furti agli anziani Patteggiano in quattro

PORDENONE. Si erano specializzati nei furti in abitazione, spesso ai danni di anziani indifesi, ed erano finiti nei guai. Ieri, davanti al giudice monocratico del tribunale di Pordenone hanno patteggiato la pena. Si tratta di Francesco De Marchi, alias Checco, 31enne di Santa Maria di Feletto (in provincia di Treviso), della convivente Orietta Hudorovic, alias Cristina, 38enne di Santa Maria di Feletto, di Massimo Hudorovic, 27enne di Budoia e di Morena Pavan, alias Suellen, 28enne di Polcenigo.
Il giudice Eugenio Pergola – accogliendo la pena concordata tra i difensori, gli avvocati Roberto Lombardini e Paolo Luisa Vissat, e il vpo Chiara Canciani – ha inflitto due anni e 7 mesi di reclusione, più 300 euro di multa alla Hudorovic; 2 anni e 200 euro di multa a De Marchi; 12 mesi e 200 euro a Massimo Hudorovic (pena sospesa) e 1 anno e 2 mesi, più 400 euro di multa alla Pavan. Per questi ultimi due, il giudice ha disposto la revoca delle misure cautelari in atto (obbligo di dimora per Hudorovic e gli arresti domiciliari per la Pavan) ricoscendo come attenuanti l’avvenuto risarcimento dei danni da parte del primo e l’ammissione delle sue colpe da parte della seconda.
I quattro, a vario titolo, erano accusati di furto in abitazione: tre a Vigonovo, due a San Quirino e Marsure, uno a San Vito al Tagliamento e Cordenons; nel Trevigiano, due a Refrontolo e uno a San Pietro di Feletto. Ad incastrarli erano stati i carabinieri della Compagnia di Sacile, che avevano denunciato anche altre cinque persone coinvolte nella vicenda.
L’indagine era cominciata il 17 settembre 2010 quando, nella sua abitazione di Marsure, venne derubato e malmenato l’88enne don Giovanni Tassan: la stessa auto notata davanti alla sua abitazione, una Peugeot 106 verde scuro intestata a Orietta Hudorovic, venne vista, il giorno prima, davanti alle poste, dove il sacerdote era andato a riscuotere la pensione. Tuttavia, i carabinieri non avevano raccolto forti indizi per attribuire ai quattro quel furto e quelli commessi, sempre con violenza, nelle due settimane successive, a San Quirino, Travesio e San Vito.
Attraverso il sistema satellitare gps e intercettazioni, i carabinieri hanno accertato che la coppia era solita gravitare dai parenti tra San Giovanni e Budoia, con i quali avrebbero messo a segno furti nelle abitazioni, spesso con la scusa di ottenere, con raggiri, un bicchiere d’acqua o un po’ d’insalata dall’orto dagli anziani che aprivano loro la porta. Erano soprattutto le donne, con qualche scusa, a carpire la fiducia dell’anziano di turno per poi derubarlo.
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