Bar e ristoranti, arrivano i tavoli che "distruggono" il coronavirus: li produce una ditta friulana

Iniziativa di un’azienda di Tavagnacco che opera nel settore design-arredamento. Il titolare: i test evidenziano che questa tecnologia elimina i microbi fino al 99,9%

TAVAGNACCO. Mesi passati a igienizzare, sanificare e pulire per evitare il più possibile la diffusione del coronavirus e ora, con la riapertura di bar e ristoranti, le prescrizioni saranno ancora più stringenti.

In questo marasma di informazioni sui protocolli di sicurezza, c’è chi per risolvere a monte il problema della presenza di microbi e batteri sui tavoli di ristoranti, bar e alberghi ha dato vita a un prodotto che “uccide” i microrganismi dannosi grazie a un trattamento speciale: si tratta di un tavolino antibatterico.

Rumiz Fratelli Srl, azienda di Tavagnacco nata nel 1964, attiva nel settore del design e dell’arredamento, ha infatti inventato una linea di tavoli e tavolini a marchio Rum e specifici per bar, ristoranti e alberghi, ma adatti anche per impiego residenziale, i cui piani sono realizzati con l’innovativa tecnologia Lamishield di Abet Laminati.

«Questo trattamento, secondo i test di laboratorio già effettuati, è in grado di eliminare microbi e batteri fino al 99,9% – spiega Stefano Rumiz, il titolare dell’azienda di Tavagnacco –. Inoltre, l’operazione non ha bisogno di essere ripetuta perché dura per tutta la vita del prodotto».

PER APPROFONDIRE

Una soluzione che appare più che mai adatta al momento storico che stiamo vivendo, una fase in cui l’attenzione all’igiene e alla pulizia è massima al fine di evitare la diffusione del Covid-19.Come nascono i tavoli antibatterici? La superficie del tavolo, come spiega lo stesso Rumiz, «è realizzata con una sorta di carta decorativa colorata che viene impregnata di resina fenolica – un materiale sintetico – e di un additivo speciale che conferisce al materiale la caratteristica di antibatterico e antimicrobico».

Quando successivamente viene messa sotto pressione «e cotta» diventa «un materiale duro e resistente», tiene a precisare ancora l’imprenditore friulano. In sostanza, grazie a questo procedimento si dà vita a un supporto («I tavolini sono fatti su misura e rispetto a quelli tradizionali il prezzo ha una maggiorazione del 10%», rileva Rumiz) che non permette ai batteri di sopravvivere.

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Il prodotto, utilizzato soprattutto per l’esterno, ha suscitato un certo interesse da parte dei commercianti, ma il lockdown – con la chiusura di tutte le attività commerciali – ha inevitabilmente interrotto le vendite e anche i contatti.

«Abbiamo riaperto da tre settimane perché la nostra azienda, che si occupa di commercio all’ingrosso, fa parte anche della filiera della plastica», sottolinea Stefano Rumiz, che poi tira le somme di questa ripartenza: «C’è abbastanza richiesta dall’estero, in particolare da Paesi come Francia, Germania e Austria, e adesso si sta muovendo qualcosa anche qui, in Italia: si tratta di ordini presi prima di questi mesi di emergenza, ma anche di nuovi preventivi».

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