«Basta con l’Italia, ora vendo i vini friulani a Los Angeles»

La svolta del trentaquattrenne Max Lewis, di origini pordenonesi. «In California è tutto più facile, non c’è la burocrazia ossessiva dello Stivale»

Lasciare l’Italia, giudicata troppo burocratizzata e senza prospettive per i giovani, per la California, nuova frontiera della società digitale. Il tutto senza tagliare i legami con il proprio Friuli ma, anzi, portandone un pezzo a Los Angeles, la città tentacolare e dinamica della West coast.

Max Lewis, trentaquattrenne italoamericano formatosi nella scena musicale pordenonese come organizzatore di eventi, da qualche mese ha lasciato tutto per importare vini friulani e curare social media marketing nella terra di suo padre, quegli Stati Uniti da sempre avanguardia nelle innovazioni e che, per la gioia dei suoi amici, sta raccontando con il suo particolare punto di vista sui propri profilo social network, a cominciare da Instagram.

«Los Angeles e la California sono sempre stati nel mio cuore – ci racconta -: io sono per metà americano ma già il mio nonno friulano aveva vissuto 40 anni a San Francisco. Qui è tutto un altro mondo: ci sono 320 giorni di sole all'anno e L.A. è una città molto particolare, abitata da 15 milioni di persone ed estesa come il Piemonte, con gente nuova che arriva ogni giorno».

È in questa megalopoli che ha deciso di stabilirsi, dopo che in Italia negli ultimi dodici anni è stato presidente dell'associazione Rock4peace, editore del periodico Pn in tasca e organizzatore del festival SummerEnd. Appena arrivato, ha subito potuto aprire la sua attività. «Ho avviato una company con cui faccio pubbliche relazioni e il social media marketing strategist per 2edgy.com, azienda web con sede nella downtown di Los Angeles.

In più – aggiunge Lewis – collaboro con vino-direct.com, importatore di vini italiani a Long Beach, come responsabile marketing strategist e vendite online, occupandomi anche di vini friulani». Aprire la propria compagnia è stato molto agevole.

«La mia company l'ho chiamata “La Rambla” – spiega - in onore all'osteria di un amico di Cordenons e l'ufficio è in coworking nella stessa 2edgy.com: si può affittare una scrivania, computer e quanto serve per partire velocemente. Aprire qui rispetto all'Italia è un altro universo, ci sono regole molto rigide sulle tasse ma se segui quelle non ti massacrano. Il concetto è: ti lasciamo lavorare e la burocrazia è al minimo perché devi fatturare e fare girare soldi il più possibile. E poi qui il business mobile (con gli smartphone, ndr) è ormai fondamentale».

Ma il made in Italy, come il made in Friuli, sono molto ambiti, anche se bisogna saperli vendere.

«I vini friulani – sottolinea Max - quando vengono fatti assaggiare vengono apprezzati, il problema è che abbiamo una concorrenza spietata. La Califonia è anche la terra della rivoluzione digitale, da Microsoft ad Apple sino a Google. «Qui dicono – conclude - “social is like air”, cioè esserci sui social network e più in generale sul web è indispensabile come l'aria che respiriamo e come l'aria permette di arrivare ovunque. Instagram per esempio mi è molto utile per il business e con le app, ne escono centinaia di nuove ogni mese, già ora puoi versare un assegno sul conto facendogli una fotografia con l'Ipad oppure fare arrivare un taxi direttamente a casa tua o fare la spesa. Ormai queste qui sono realtà, non fantascienza.

Davide Francescutti

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