Bearzi, la richiesta di grazia sottoscritta da ventuno senatori

UDINE. Ventuno senatori di vari gruppi parlamentari hanno sottoscritto l’appello per la grazia nei confronti di Livio Bearzi, dirigente scolastico friulano ed ex rettore del Convitto nazionale dell’Aquila, che sta scontando in carcere la condanna per quel crollo del 2009.
L’appello è stato presentato dalla senatrice ed ex collega di Livio Bearzi, Laura Fasiolo, e dalla senatrice Stefania Pezzopane, già presidente della Provincia dell’Aquila.
Eccolo: «Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella conceda la grazia a Livio Bearzi, dirigente scolastico e rettore del Convitto nazionale Domenico Cotugno dell’Aquila al tempo del sisma del 2009, ora in carcere perché sotto il terremoto morirono anche 3 studenti di quell’istituto».
L’appello al Quirinale è stato sottoscritto anche dai colleghi senatori Sergio Zavoli, Giorgio Tonini, Pietro Ichino, Alessandro Maran, Silvana Amati, Francesco Russo, Mara Valdinosi, Rosanna Filippin, Amedeo Bianco, Walter Tocci, Giuseppe Cucca, Maria Spilabotte, Roberto Cociancich, Maria Teresa Bertuzzi, Lodovico Sonego, Annalisa Silvestro (Pd), Giuseppe Compagnone (Ala), Carlo Giovannardi, Franco Conte e Mario Dalla Tor (Ap).
«Come parlamentari ci rivolgiamo a Lei, signor Presidente – scrivono i senatori – per chiedere un atto di clemenza nei confronti di Livio Bearzi, docente e dirigente scolastico che ha saputo lasciare importanti segni nel corso delle sue esperienze professionali nei trent’anni di una carriera iniziata nel 1976 presso il Convitto di Cividale del Friuli. Dopo un lungo percorso di docenza e di formazione continua, sceglie di dedicare il suo impegno a incarichi direttivi nella scuola pubblica, prima presso lo stesso convitto nazionale Paolo Diacono e poi presso il convitto nazionale Domenico Cotugno dell’Aquila. Proprio all’Aquila visse in prima persona, cittadino tra i cittadini, la tremenda notte del 6 aprile 2009, quando il terremoto si portò via 309 persone, ne ferì oltre 1600 e distrusse un’intera città. Tra quelle vittime si contarono anche tre studenti del convitto di cui Bearzi era rettore».
Quindi il riferimento alla sentenza: «Al termine dell’iter giudiziario si è ritrovato a essere quasi l’unico responsabile di quell’evento: condannato a quattro anni di reclusione, pena cha sta scontando presso il carcere di Udine dallo scorso 10 novembre. È parte del nostro essere cittadini di questa Repubblica, prima ancora che parlamentari, il profondo rispetto per le sentenze della magistratura delle quali non possiamo e non vogliamo entrare nel merito. Questa iniziativa spontanea vuole essere un segno concreto di sostegno a un uomo che ha saputo realmente donare la sua conoscenza e le sue molteplici competenze al servizio della scuola pubblica. La sua buona fede è comprovata dal fatto che Livio Bearzi, anche la notte del terremoto, dormiva con la propria famiglia sotto il tetto del convitto. Non aveva alcun fondato elemento per anche solo immaginare che quella notte parte della struttura sarebbe crollata sotto i colpi tremendi della scossa delle 3.32».
Ora che la giustizia ha fatto il suo corso – argomentano i parlamentari – «chiediamo a Lei, signor Presidente, un gesto di clemenza, restituendo Livio Bearzi all’amore della moglie e dei suoi tre figli, già così duramente provati. Si tratta di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla scuola e ai giovani. La Repubblica si è largamente giovata della sua qualità professionale profusa nei decenni, la stima dei suoi studenti e dei suoi colleghi viene testimoniata in tutta Italia e non sarebbe davvero giusto cancellare con un tratto di penna oltre trent’anni di dedizione alla missione compiuta di formazione delle nuove generazioni».
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