Benzina, il bonus Fvg non basta più: costa meno andare all’estero

UDINE. Fare il pieno in Friuli Venezia Giulia non conviene più, malgrado gli sconti della Regione. Chi lo sostiene? Parlano da sole le cifre: il confronto con Austria e Slovenia è impietoso e pure il Veneto pratica prezzi medi più abbordabili dei nostri. Ad Arnoldstein e dintorni, varcato il valico di Coccau, il prezzo medio è di 1,144 per la benzina e 1,079 per il gasolio.
Ma alla pompa del distretto di Villaco il gasolio costa meno di un euro al litro, precisamente 0,987 cent. Stesso discorso, con la variazione di qualche decimale, se parliamo di Slovenia. Ecco che allora in tanti si spostano verso i valichi più vicini (Vencò dista appena 20 chilometri da Udine, ndr) e oltre al rifornimento di benzina o gasolio, ammortizzano la spesa del viaggio acquistando pure carne e sigarette.

Insomma il consumatore fa Bingo, mentre i distributori fanno i conti con cali di vendite (dell’ordine del 3, 4 per cento) e tagli al personale. La Regione così è costretta a trovare una nuova strada per garantire la sopravvivenza di un intero comparto, falcidiato dalla concorrenza di oltreconfine. Senza considerare che incombe la spada di Damocle dell’Ue che potrebbe valutare come aiuti di Stato le risorse messe a disposizione dalla giunta, un tesoretto di circa 56 milioni l’anno.
Le ipotesi sul futuro si sprecano. Confcommercio vuole mantenere il sistema di sconti, mentre Cgil e Cisl ne farebbero pure a meno. Nel vertice di maggioranza di ieri pomeriggio sulla Finanziaria con gli assessori Peroni, Vito e Bolzonello, la giunta ha confermato 28,5 milioni di euro fino a luglio per il bonus. Poi si vedrà. In maggioranza ci sono più voci sul tema e ieri quella di Sel, partito che a Trieste governa con Serracchiani, è stata chiara.
«Lo sconto carburanti non genera più vantaggi alla maggior parte dei cittadini, è evidente - osserva il coordinatore regionale del partito Marco Duriavig -. Come dimostrato dai numeri, infatti, il bonus non crea più condizioni di convenienza sostanziale. Per questo non ha senso mantenerlo. Chi lo difende non coglie la realtà delle cose e assume un atteggiamento conservatore. È una questione di efficacia, prima ancora che di normativa europea. Per questo lo sconto carburante deve considerarsi a fine corsa nel luglio 2016. E se proprio non si vuole eliminarlo, lo si leghi, per le persone fisiche, alla dichiarazione Isee come altri servizi. E le risorse liberate le si investa tutte nella misura di sostegno al reddito».
Tre proposte, sul tema, arrivano da presidente e vice del gruppo di Autonomia responsabile, Renzo Tondo e Roberto Revelant. «Bisogna rendersi conto che l’evoluzione economica e sociale non può essere affrontata con staticità e lentezza - scrivono i consiglieri -. Non si può mantenere una situazione indifendibile, che porta reali benefici ai petrolieri distorcendo tra l’altro il mercato.
Invitiamo Confcommercio a rendersi parte attiva per richiedere e convincere le case madri dei carburanti a versare le imposte nella nostra regione invece di versarle nella propria sede legale. Ciò è consentito dalla legge e se alle multinazionali nulla cambia per la nostra Regione vorrebbe dire faraoniche entrate straordinarie che potrebbero portare ad un’applicazione di uno sconto addirittura raddoppiato rispetto a quello attuale.

La seconda proposta è quella di modificare la legge di riferimento. Sostituiamo l’impianto esistente con un’altra legge di riferimento attiva e che non ha subito impugnazioni, quella della Provincia autonoma di Bolzano, che ha introdotto due fasce, 10 e 20 km dal confine, con sconti significativi, e che potrebbero essere ulteriormente estese a 15 e 30 km per la nostra regione, portando economie nell’ordine dei 30/40 milioni di euro. La terza proposta è finalizzata invece all’investimento delle risorse nel mondo del lavoro».
Le Camere di commercio di Udine, Gorizia e Trieste, condividono invece la scelta della Regione di mantenere lo sconto carburanti. «In linea con gli sviluppi della normativa - si legge in una nota - negli ultimi anni ci sono stati investimenti anche considerevoli da parte dei gestori, con la creazione di servizi di vendita al dettaglio, ristorazione veloce, lavaggio auto e altro. Il comparto, nelle tre province confinarie che si confrontano con la concorrenza slovena e austriaca, consta di 330 impianti.
Da una stima fornita dalle associazioni di categoria in ogni struttura, oltre al titolare, sono occupate in media 2, 3 persone: da un semplice calcolo si comprende l’entità occupazionale - oltre 1000 addetti solo nelle tre province, senza contare l’indotto -, posti che dobbiamo salvaguardare».
Anche tra i sindacati il fronte è diviso. «Siamo contrari a un passo indietro sugli sconti - dice il segretario regionale Ugl Matteo Cernigoi -. Dobbiamo pensare alle centinaia di lavoratori e dell’indotto impiegati nel settore che, a causa del mancato rinnovo dell’incentivo, vedrebbero a rischio il proprio posto, nonchè ai mancati introiti di gettito fiscale».
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