Biciclette create con legno e sassi Il segreto di Nico / FOTO - VIDEO 1 - 2

Ci ha ricevuti nel suo laboratorio a Cordenons «In pensione sì, ma mai con le mani in mano». Ecco la sua storia 

CORDENONS. Di stare con le mani in mano Nico Mozzon non ne vuol proprio sapere. Così, da quando nel 2002 è andato in pensione, lui che fin dall’età di 13 anni aveva fatto il muratore, si è inventato un hobby che di creativo ha tutto, perché l’unica cosa certa che quest’uomo ha in mente è pensare a una nuova cosa da fare, appena ne ha finita una.

Nato a Cordenons nel 1945, è così da sempre. «Ho lavorato tanto, prima da dipendente, un po’ dalle mie parti e un po’ in Svizzera, fino a quando ho aperto una mia impresa edile in città, la Fpm, con altri due soci – racconta – . Ora che sono un pensionato e ho molto tempo libero non riesco a star fermo. Soprattutto in inverno, quando uscire di casa non si può più di tanto. Perciò mi diletto, per puro piacere, a creare piccoli e grandi oggetti in legno, prevalentemente, ma non solo».

Nella sua collezione, fino ad oggi mostrata solo ad amici e parenti, c’è una grande casa coloniale con vigna ispirata ai ricordi della sua infanzia. «E’ stata la prima opera che ho realizzato già alcuni anni fa – racconta -. Mi era stato chiesto di fare un presepe, da esporre alla mostra a tema della Pro Cordenons. Ho pensato di fare qualcosa di più e di diverso così ho fatto questa casa coloniale, con fienile, rimessa e vigna, e in quest’ultima parte ci ho messo la Natività».

Poi c’è una maschera interamente in legno, che il pensionato si è costruito su misura per poter partecipare ad una festa di Carnevale. Gli oggetti unisex e prefabbricati, s’è capito, non fanno al caso suo. «Ho preso un tronco e lo intagliato svuotandolo internamente – ricorda – , vi ho aggiunto le corna e quindi gli occhi di un cervo che avevo imbalsamato tempo addietro». Alla fine del lavoro ne è uscita una maschera taurina, che è un omaggio alla tradizione dei krampus friulani.

Non mancano, sul tavolo delle sue creazioni, nemmeno volatili intagliati nel legno, un paio di tradizionali “polpi” (zoccoli in legno) e una racola, ispirati alla tradizione contadina di Cordenons, né una carrellata di Ferrari lignee in scala. «Sono la mia passione – ammette – tanto che me ne sono regalata una vera».

Ma il manufatto sicuramente più originale Mozzon lo ha realizzato di recente ed è niente meno che una bicicletta da donna tutta fatta di legno, alla quale è immediatamente seguita la realizzazione di una mountain bike rivestita con 10mila sassolini, di quelli utilizzati per realizzare pavimentazioni in lavato. Peso totale 19 chilogrammi: i sassolini li ha applicati uno ad uno, da solo, e in nemmeno una decina di giorni ha aggiunto un secondo gioiello alla sua collezione. Mozzon dice che sulle bicilette ad ispirarlo è stato il Giro di Italia, la cui decima tappa è partita dalla piazza della sua città, Cordenons in provincia di Pordenone, lo scorso 14 maggio.

Ora però ha rotto il ghiaccio e, passata l’estate, si è messo in testa di farne una terza, addirittura imbastita con una serie di vecchie cornici che da anni prendono polvere nella sua soffitta. Le sue sono due ruote che da carcasse recuperate qua e là lui rimette in sesto e riveste con quanto la fantasia gli suggerisce. Il bello è che sono perfettamente funzionanti, tanto che ci va lui stesso in giro sollevando i complimenti e lo stupore degli amici della piazza. Le due sono talmente originali che dalla prossima settimana verranno prestate al negozio di biciclette di via Mazzini, a Cordenons, dove resteranno in esposizione.

A venderle non ci ha mai pensato seriamente. «E poi mia moglie poi non vuole proprio – dice - . Piuttosto, visto che qualcuno me le ha chieste, ne rifaccio altre uguali». La bicicletta in legno è completamente rivestita in multistrato marino (okumè), impermeabile quindi all’acqua. Fatta a mano, con soli pezzi di riciclo, dal legno regalatogli da un amico falegname, alla corda in canapa che riveste il manubrio. «La mountain bike invece – spiega l’artista – non potevo rivestirla interamente in sassi perché sarebbe diventata troppo pensante e inutilizzabile».

Parla delle sue ultime creature, ma c’è un’altra opera che Mozzon tiene molto a mostrare. Troneggia all’ingresso della sua abitazione ed è una statua in pietra lavorata come al solito con le sue mani. In rilievo ci sono una sirena e il corpo nudo di una donna, a pancia in giù, con una mano che le trattiene le natiche. Incastrata nella roccia, spunta una vera bomba disinnescata, un reperto bellico. «Volevo fare un omaggio al mare – la descrive con poche parole – e ho pensato alla donna».

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