Bilanci in rosso alla comunità Piergiorgio e patrimonio quasi dimezzato in nove anni: parte l’esposto

UDINE. La gestione della comunità Piergiorgio e, in particolare, i suoi bilanci sono al centro di un esposto di otto pagine che in questi giorni è stato indirizzato al presidente della Regione, all’assessore alla Salute, politiche sociali e disabilità, all’assessore al Lavoro, formazione e università, alla Corte dei conti del Fvg e alla Prefettura di Udine. A sottoscrivere tale documento, nel quale si parla di un presunto depauperamento del patrimonio sociale, sono stati 24 soci del medesimo ente (in tutto i soci sono 68).
LA COMUNITÀ PIERGIORGIO
La comunità Piergiorgio – che ha sede in città nel quartiere di San Domenico, al civico 1 di piazza Libia e a Caneva di Tolmezzo, in via Verzegnis – è una onlus, ossia un’organizzazione che si propone fini socialmente utili e che non ha scopo di lucro. È stata fondata nel 1971 da don Onelio Ciani e, come si legge sul sito ufficiale, «riunisce persone portatrici di handicap fisico, psichico, sensoriale e di altre patologie invalidanti nel proposito di autogestirsi e di favorire lo sviluppo integrale dell’individuo attraverso il recupero del maggior grado di autonomia possibile». È un’associazione riconosciuta con decreto del presidente della Giunta regionale che coinvolge tra dipendenti (75) e collaboratori esterni (30) in tutto 105 persone. Mentre sono circa 50 i disabili assistiti e residenziali e altrettanti sono gli ospiti semiresidenziali o in accoglienza temporanea. Insomma, un centinaio in tutto. Così come sono circa cento coloro che fruiscono dei servizi di formazione professionale. È un centro di recupero medico-sociale: è sia una struttura sanitaria privata, sia un centro di riabilitazione. È convenzionata con il Servizio sanitario nazionale per trattamenti riabilitativi. Infine, è anche un ente formativo accreditato dalla Regione. Trae le sue risorse per la maggior parte da finanziamenti pubblici, in particolar modo regionali.
L’ESPOSTO
Tra i firmatari figurano il revisore dei conti della stessa Comunità Piergiorgio ed ex parlamentare Ivano Strizzolo, l’ex questore Lorenzo Pillinini, l’ex vicepresidente del consiglio di amministrazione e già sindaco di Tolmezzo Igino Piutti, insieme con altri soci (fra i quali alcuni disabili e i loro familiari). I 24 sottoscrittori vogliono segnalare una «pesante riduzione del patrimonio della Comunità che a fine 2010 ammontava a circa 5,4 milioni di euro e a fine 2019 risulta essere di circa 3,3 milioni». I bilanci consuntivi di tale periodo, si legge ancora nel documento, «presentano tutti un risultato in perdita». Nello specifico, «soltanto nel biennio 2018-19 le perdite ammontano a circa 520 mila euro».
Tale depauperamento per i soci in questione è un «primo rilevante punto di criticità che evidenzia una inadeguatezza della gestione da parte del Consiglio d’amministrazione in cui siedono componenti in carica da moltissimi anni». In sostanza, questo gruppo, ricordando che il bilancio consuntivo 2019 è stato bocciato a maggioranza dall’assemblea, così come il Preventivo 2020 e che il Documento contabile di previsione per il 2021 non è stato predisposto entro i termini, muove una critica all’attuale amministrazione che, a suo avviso, è responsabile di una «gestione chiusa, inadeguata e autoreferenziale». Inoltre, i sottoscrittori dell’esposto richiamano l’attenzione sull’organigramma della onlus che sarebbe eccessivamente articolato non solo per il tipo di ente, ma soprattutto in relazione alle rilevanti e costanti perdite.
Si ipotizza, dunque, «uno spreco di denaro pubblico nell’individuazione di figure apicali come il coordinatore generale e il segretario generale», ma vengono sollevati dubbi anche sulla necessità di «una figura retribuita come consulente in supporto al direttore della Formazione». E le perplessità dei soci in questione sono anche altre. Nell’esposto, infatti, si sottolinea che «nell’acquisizione di beni e servizi raramente si valutano più offerte con modalità trasparenti», «che la Comunità non dispone di un vero e proprio Registro di protocollo generale per la corrispondenza in entrata e in uscita che garantisca una doverosa trasparenza nei rapporti con organi interni ed esterni e permetta di ricostruire i passaggi e le singole responsabilità nella gestione delle pratiche» e che «nel 2020 l’Organismo di vigilanza, funzione attribuita al Collegio dei revisori, non è stato convocato e non si è riunito». Infine, i 24 chiedono alle Autorità regionali di valutare «ogni utile e possibile intervento per riportare a una minima condizione di normalità la gestione della Comunità».
IL PRESIDENTE
Di tutt’altro avviso il presidente del Cda dell’associazione, Aldo Galante, che chiarisce: «La Comunità Piergiorgio è una struttura a elevata complessità dove si intersecano servizi residenziali, diurni (con gli educatori) e di consulenza per quanto riguarda gli ausili. C’è, inoltre, un ente formativo a sé stante. All’inizio degli anni Settanta – ricorda – la gestione era, per così dire, familiare, ma poi è divenuta sempre più articolata per la necessità di adeguarsi alle normative, ai parametri istituzionali e ai requisiti indispensabili per mantenere l’accreditamento. Senza contare che, successivamente, è stata aperta la sede di Caneva e che, nel tempo, è stato necessario eseguire rilevanti lavori di ristrutturazione.
C’è poi il discorso di fondo – prosegue il presidente del Cda – sulla necessità di mantenere servizi di qualità a fronte di un mancato adeguamento delle rette socio-sanitarie e su questo stiamo dialogando con le istituzioni». Per quanto riguarda le perdite, Galante (presidente dal giugno 2020, prima vicepresidente, nel Cda da oltre vent’anni e direttore della Formazione) spiega che «sono cominciate già nei primi anni Duemila» e precisa che, anzi, «nel 2019 c’è stata un’inversione di tendenza con una riduzione delle stesse di circa il 40% rispetto all’anno precedente grazie a diversi interventi. Comunque – aggiunge –, i bilanci hanno avuto l’approvazione della maggioranza del Collegio dei revisori (due su tre).
Ritengo – prosegue ancora il presidente – che le critiche vengano da una percezione arbitraria della situazione. Invece c’è una ragione per tutto, anche per le figure contestate che erano già presenti in organico e sono solo state destinate ad altri ruoli, senza aggravio di costi. In ogni caso, le cause del deficit sono complesse e notevoli. Ora l’obiettivo di tutti è raggiungere il pareggio e gli sforzi vanno in quel senso. Di certo, anche se punti di vista differenti sono fisiologici in una grande organizzazione, questa aperta contestazione non giova nemmeno allo svolgimento dell’attività ordinaria». Il presidente riferisce, poi, di aver verificato, rivolgendosi a esperti, «che quanto è stato fatto finora è aderente alla legge» e di aver chiesto ai probiviri (sono i cosiddetti “uomini onesti”, persone che sono investite di poteri giudicanti e arbitrali sull’andamento di un’istituzione o associazione e su eventuali contrasti interni) di esprimersi sull’intera vicenda. Adesso, dunque, la parola passa ai probiviri e, soprattutto, alla Regione.
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