Blitz per chiedere la liberazione dei marò

Striscioni di CasaPound sulle caserme a Udine e incursione durante un seminario all’università
Udine 04 APRILE 2013 30 striscioni marò Copright Petrussi Foto Press /turco
Udine 04 APRILE 2013 30 striscioni marò Copright Petrussi Foto Press /turco

Doppio blitz dell’estrema destra. L’altra notte alcuni esponenti di CasaPound hanno tappezzato Udine e Pordenone con decine di striscioni e gigantografie dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone chiedendone la liberazione, mentre nel pomeriggio hanno messo in scena nell’aula E della sede di via Caccia dell’università un picchetto silenzioso in concomitanza con il seminario organizzato dall’ateneo intorno al caso di diritto internazionale.

«Marò liberi» e «Ieri le caserme, oggi i marò» campeggiavano sugli striscioni affissi da CasaPound davanti alle caserme. «Abbiamo scelto di puntare i riflettori su caserme attive e dismesse – spiega Nicola Di Bortolo coordinatore di CasaPound Fvg – perché sono il simbolo più concreto dell'abbandono dello Stato: abbandono e tradimento che stanno vivendo sulla loro pelle i nostri due soldati, mortificati dal comportamento vergognoso di un governo non legittimato dai cittadini che mette davanti al popolo interessi economici e personali». Un’azione dimostrativa che è proseguita nel pomeriggio quando un gruppo di una quindicina di militanti è entrato nell’aula E di via Caccia durante il seminario di diritto internazionale che, con la guida del professor Maurizio Maresca, cercava di far luce sull’intera vicenda. «Liberi subito», ribadiva lo striscione srotolato davanti agli occhi degli studenti. «È il modo per testimoniare la nostra vicinanza ai due fucilieri – sottolinea Denys Zanuttini, responsabile di CasaPound Udine –. Il nostro è un governo incapace, che ha gestito una situazione delicata soccombendo ai ricatti economici dell'India, un governo debole dal punto di vista diplomatico e digiuno di politica internazionale che, con una linea estremamente conciliante, ha permesso a Nuova Delhi di muovere i fili di questa vicenda a proprio piacimento». E tutta la difficoltà del caso è emersa durante la lezione di diritto internazionale. «L’omicidio dei pescatori è avvenuto a ridosso delle acque internazionali e, coinvolgendo sia cittadini italiani sia indiani, crea un conflitto di sovranità – ha spiegato Maresca a margine del seminario –. Non conosco a fondo il codice penale indiano, ma in Italia la condanna non supererebbe i quattro anni».

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