Bonatti inedito visto da Rossana

Sequenze e scatti dalle sue grandi salite, dalle interviste, dai reportage in terre selvagge. Spezzoni 16 millimetri reperite casualmente in fondo al garage. E poi quel sorriso incerto e fragile, mentre si affaccia al mare dell'Argentario, reggendosi sulle stampelle, L'ultima foto, l'unica in cui la malattia tradisca l'età. Walter Bonatti, se non il più grande tra tutti gli alpinisti, certo secondo a nessuno. Che si poteva dire di lui che non sia già stato detto? Ci ha provato Rossana Podestà, con "W di Walter" il film realizzato nel breve intervallo intercorso tra la scomparsa dell'uno e dell'altra. Un omaggio fatto dalla persona che più di ogni altra gli è stata vicina, e che sarà proiettato sabato alle 21 al teatro Candoni, a Tolmezzo, per Leggimontagna.
A presentarlo la regista Paola Nessi, coautrice del film, e l'alpinista Mario Di Gallo, introdotti da Giovanni Anziutti (Asca). Presentato al Trento Filmfestival, "W di Walter" ha avuto poche uscite, e la serata carnica rappresenta una prima assoluta per il Fvg. Il film è il tentativo di andare oltre le imprese, e cercare l'uomo che nell'immaginario collettivo è stato presto oscurato dal mito. Di raccontare le debolezze e le ansie, la caparbietà e la dolcezza nascoste in un Ulisse del XX secolo, e il suo tratto primo, dono e dannazione insieme, l'inestinguibile anelito a una libertà che renda migliori.
Ci sono, nella narrazione, cose note, e che pure non ci si stanca mai di ritrovare: l'esordio da ragazzo in Grigna, quando, senza aver mai messo in precedenza le mani sulla roccia, Walter supera una via da "primo", il Gran Capucin, il Dru, le Jorasses, il K2 e il G IV, le Torri del Paine e la Nord del Cervino. E ci sono anche le tossine dell'invidia che la grandezza di Walter ha inevitabilmente attratto, dall'infinita polemica con Compagnoni e Lacedelli, e con le accuse tentate dopo la tragedia del Freney (mentre l'aver salvato due compagni gli valse, in Francia, la Legion d'Onore).
Ma il segno più forte, nel film, è lo sguardo innamorato di Rossana Podestà. Che, mostrando la casa di Dubino, un rudere valtellinese isolato e riattato con fatica, si lascia sfuggire un "qui siamo felici". E che riserva, giustamente, un certo spazio al periodo in cui Walter, assieme a lei si dedica al turismo nel Sahara e sui grandi vulcani, percorso non ultimato, all'attività di "nonno aggiunto" e alla regia di short familiari. C'è, tra le immagini inedite, anche un bacio a Rossana. L'unico che Walter si sia concesso in pubblico. Ma un bacio degno di Rodin.
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