Bonus povertà solo a chi risiede da almeno due anni in Fvg

Il Pd apre a modifiche della norma. Sale la soglia di reddito: tetto Isee tra 8 e 9 mila euro. Aiuti per chi ha figli

UDINE. Sale la soglia di reddito, calcolato in base all’Isee, che potrebbe arrivare a 8 mila o 9 mila euro lordi l’anno. Il requisito della residenza in regione passa da uno a due anni e l’aiuto sarà ancor più legato al lavoro, per aiutare i beneficiari a uscire dalla situazione di difficoltà.

Dopo un’intera giornata passata a discutere, centrosinistra, M5s e una parte del centrodestra lambiscono un accordo sul bonus povertà, che sarà rivisto e corretto. Partendo dal testo della giunta e del Pd, una serie di modifiche ampliano le possibilità di accedere al sostegno, mentre rendono più rigorosi i controlli.

I consiglieri non hanno ancora individuato l’accordo finale – la discussione riprenderà lunedì in commissione –, ma su diversi punti viene registrata l’apertura del Pd. Resta critica, invece, Forza Italia. Ieri il capogruppo Riccardo Riccardi ha ripetuto di non essere ancora disponibile a votare il provvedimento, troppo opaco su risorse e obiettivi.

Su spinta di Alessandro Colautti, capogruppo di Ncd, Roberto Revelant (Autonomia responsabile) e Cristian Sergo (M5s) il centrosinistra si dice disponibile a cambiare alcuni paletti della misura. La scelta è politica e ruota in particolare sulla possibilità di alzare la soglia Isee, da 6 mila euro fino a 8 mila o 9 mila, prevedendo un aiuto in più per chi ha figli.

L’assessore Maria Sandra Telesca si mantiene prudente, ma assicura che gli uffici faranno nuove verifiche e simulazioni per migliorare il testo. Cambia anche il requisito di accesso al sostegno, quello della residenza in regione. Se finora i dem erano fermi ai 12 mesi, oggi puntano ad arrivare a due anni.

Così come non mettono aut aut sui quattro mesi di sospensione dell’assegno se, dopo un anno, il beneficiario non sia uscito dalla condizione di difficoltà. I quattro mesi saranno dimezzati, diventando due.

L’aiuto, però, sarà ancor più ancorato al lavoro e, anzi, oltre ai percorsi di formazione professionale e di inserimento sociale, i consiglieri pensano anche a una formula per occupazioni socialmente utili per chi riceve il sostegno.

La giunta ha messo a disposizione 10 milioni per il 2015 e il provvedimento dovrebbe entrare in vigore a settembre. Dal 2016, invece, nel bonus povertà confluiranno anche altre risorse, come gli 11 milioni del Fondo di solidarietà e alcune previste per la Carta famiglia.

«L’Ires dice che servono 57 milioni, la giunta pensa di recuperarne 30 da bonus energia e Carta famiglia, nel bilancio ce ne sono 10. Mi pare – sbotta Riccardi – che il centrosinistra abbia poche idee e ben confuse. Nessuno ci ha ancora spiegato quanti soldi sono a disposizione e a beneficio di chi e dunque diventa difficile esprimere un giudizio per un provvedimento che, al momento, non si presenta come una soluzione alla povertà ma rischia di essere una manovra molto simile agli 80 euro di renziana memoria. Noi condividiamo ci sia la necessità di una misura di sostegno ma dev’essere agganciata a una prospettiva reale di lavoro», chiude Riccardi.

Il confronto riparte lunedì.

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