Boschi abbattuti dal maltempo: «Il legname deve restare in Carnia, la Regione aiuti le segherie»

Legnoservizi chiede di bloccare il trasferimento in Austria. De Santa: «Il materiale va stoccato e lavorato in due anni» 
Comeglians 01 Novembre 2018 mal tempo Agenzia Petrussi foto Massimo Turco
Comeglians 01 Novembre 2018 mal tempo Agenzia Petrussi foto Massimo Turco

UDINE. Nella Carnia dove un tempo decine di segherie tagliavano i tronchi portati a valle dalle teleferiche, si rischia di perdere il valore aggiunto del legname abbattuto dal maltempo. Stiamo parlando di circa un milione di metri cubi di materiale da recuperare prima dell’estate in condizioni non certo facili. Quella che hanno davanti le imprese boschive è una corsa contro il tempo che rischia di dover cedere il passo alla concorrenza austriaca per mancanza di uomini e mezzi.

DOPO IL MALTEMPO, LA RINASCITA IN 4 PASSAGGI

  1. Emergenza Vaia. È iniziata la corsa contro il tempo per recuperare, entro l’estate, quasi un milione di metri cubi di legname abbattuto dal maltempo lo scorso autunno
  2. Il progetto. I protagonisti del settore sono pronti a fare squadra per creare la filiera foresta-legno ed evitare così di perdere il valore aggiunto del prodotto
  3. I problemi. Le imprese boschive sono insufficienti per affrontare la mole di lavoro. Le quotazioni del legname calano e i concorrenti austriaci acquistano i tronchi, li lavorano e rivendono il legname in Friuli
  4. Il vertice. Ne hanno discusso i vertici di Assolegno, Assoimballaggi, Federlegno, del Clauster arredo casa, Legno servizi, Consorzio boschi carnici, Aibo, Filiera legno e gruppo legno di Confindustria Udine


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Marino De Santa, il vice presidente del consorzio Legno servizi parla di «emergenza imprevedibile», che può essere risolta solo se si riesce a stoccare il legname e a dare la possibilità alle poche segherie rimaste di lavorarlo nel tempo. De Santa, nell’elencare le questioni aperte invita la Regione ad accogliere il suggerimento. «Il numero di boscaioli presente in regione non basta per riuscire a disboscare nei tempi previsti l’area colpita dal maltempo», spiega De Santa non senza ricordare che in provincia di Udine si contano 150 imprese boschive attive.

«Un numero insufficiente – ripete – per affrontare una mole di lavoro come quella che si sta presentando. Presumibilmente molto materiale resterà nei boschi soprattutto nelle zone prive di viabilità. Il valore aggiunto se ne andrà da altre parti».

Il quadro è reale e fa male sottolinearlo. In questo contesto si evidenziano anche le quotazioni di mercato che per la legge della domanda e offerta sono in calo. Neppure l’aumento del contributo regionale a fondo perduto da 1.500 a 2 mila euro per ogni ettaro di superficie distrutta riescirà a invertire la tendenza. «A monte resta la debolezza del comparto, le segherie non sono in grado di trasformare tutti i tronchi in tavole». De Santa lo afferma a ragion veduta soffermandosi su un dato: «In condizioni normali sono in grado di lavorare 50/60 mila metri cubi all’anno».

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Numeri che diventano infinitesimali se si pensa che, in questo momento, «abbiamo 700 mila metri cubi abbattuti e da recuperare». E anche se il 30 per cento del materiale finirà per essere triturato nelle cartiere e destinato alla produzione di pannelli (le industrie Fantoni hanno già manifestato interesse) il problema resta. Da qui la proposta indirizzata alla Regione di «usare i fondi a disposizione per mettere in condizione le segherie di acquisire più materiale, stoccarlo e lavorarlo nei due anni successivi».

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De Santa non ha dubbi: «Se i tronchi vengono trasformati in segati, il legname si può stoccare. In questo modo – aggiunge – si crea la filiera foresta-legno». Una filiera che trova consensi anche in Federlegno, Assolegno, Assoimballaggi e nel claster Casa Fvg. «Il patrimonio forestale crea opportunità di lavoro», insiste il vice presidente di Legno servizi, nel ricordare che se in tempi brevi non si riescirà a far incontrare domanda e offerta assisteremo all’esportazione dei tronchi.

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Un rischio che pure il presidente dell’Associazione imprenditori boschivi (Aibo), Agostino Michelin, vuole evitare non a caso fa notare che «nelle assegnazioni effettuate a Sappada alcuni lotti sono andati alle imprese austriache sono arrivate a pagare oltre 30 euro a metro cubo». Un prezzo che le imprese italiane non riescono a proporre.

«Gli austriaci – continua Michelin – utilizzano il loro gasolio il cui costo è di gran lunga inferiore rispetto al prezzo che paghiamo in Italia e impiegano manodopera proveniente dai paesi dell’est Europa che costa la metà della nostra». Non a caso l’Aibo sollecita la Regione a far pressing sui Comuni affinché invitino solo ditte locali alle gare per l’assegnazione dei lotti da disboscare. «Imprese – conclude Michelin – con personale che pranza nelle trattorie dei paesi dove lavorano e che lascia qualche soldo sul territorio».

La questione è aperta. Assolegno concorda sul fatto che «dare alle imprese più tempo per utilizzare il materiale – spiega il presidente Marco Vidoni – significa mantenere alto il valore del legname ed essere in grado di eguagliare i nostri concorrenti».

E se la sinergia tra i vari soggetti è diventata un’urgenza, gli operatori sanno che senza l’aiuto della Regione ogni sforzo rischia di diventare vano. Ecco perché Assolegno estende gli appelli degli operatori non solo all’assessorato alle Foreste ma anche all’assessorato alle Attività produttive: «Servono aiuti concreti – sottolinea Vidoni – per sostenere l’accumulo del materiale e la svalutazione del magazzino per chi ce l’aveva prima del maltempo».

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