Botte e insulti agli agenti durante la sagra, 20 mesi
NIMIS. Un anno e otto mesi di reclusione (pena sospesa con la condizionale) e 3 mila 500 euro di risarcimento complessivo a favore dei tre agenti di Polizia municipale che si erano costituiti parte civile: è la pena inflitta a Sergio Noacco, 39 anni, di Nimis, dal giudice monocratico di Udine, Mauro Qualizza, a conclusione del processo che lo vedeva accusato delle ipotesi di reato di oltraggio, resistenza e calunnia. Il vpo aveva chiuso la requisitoria con la richiesta di condanna a due anni.
Nella sentenza, il giudice ha inoltre ordinato la trasmissione degli atti alla Procura, per accertare la veridicità delle deposizioni rese da due dei testimoni (il fratello e l’amico dell’imputato) nel corso dell’istruttoria dibattimentale.
L’episodio, risalente al pomeriggio dell’8 settembre 2011, quando a Nimis era in corso l’Antica sagra delle campanelle, è stato ricostruito in maniera diametralmente opposta dalle parti, rappresentate dal pm Marco Panzeri e dall’avvocato di parte civile, Sara Marchi, per l’accusa, e dall’avvocato Martino Benzoni, per la difesa.
Secondo la Procura, sorpreso Noacco al volante di un’auto, mentre parlava al cellulare, senza tuttavia riuscire a bloccarlo in tempo e a contestargli l’infrazione, uno dei tre agenti lo avrebbe riconosciuto un paio d’ore dopo, in uno dei parcheggi della sagra. Invitato ad accostare, però, l’uomo aveva reagito a suon di insulti e minacce. E il giorno dopo si era recato dai carabinieri e aveva accusato il vigile di averlo colpito.
Alla fine, a ritrovarsi nei guai, erano stati lo stesso Noacco e suo padre Roberto, 68 anni, che, giunto di lì a poco, si era rifiutato di indicare la propria identità (e che ha poi scelto di chiudere la vicenda oblando).
«Siete degli incompetenti - avrebbe detto, tra le altre cose, Noacco -. Se non la smettete di scrivere, ve la faccio pagare. Questa cosa vi costerà 5 mila euro. Vi faccio pentire».
Il giorno successivo, si era presentato alla stazione dei carabinieri di Tarcento e aveva incolpato - falsamente, stando alla tesi accusatoria - uno dei vigili (un agente scelto mandato in supporto per il servizio alla sagra da Mansuè) di averlo colpito, cagionandogli lesioni personali che il Pronto soccorso aveva giudicato guaribili in 4 giorni.
Tutt’altra la “verità” dei fatti, secondo il difensore. Che, giudicata «poco credibile» anche la ricostruzione dell’antefatto relativo all’impossibilità di contestare immediatamente l’infrazione - «erano ad appena un metro di distanza» -, ha ricondotto l’origine della questione a «un atto provocatorio e a un eccesso di potere dell’agente , il maresciallo Federico Ruvolo, con il quale Noacco aveva in precedenza avuto già una controversia».
Significative, per l’avvocato Benzoni, le dichiarazioni rilasciate dal sindaco Tosolini, sentito a teste durante il dibattimento. «Nel descrivere il maresciallo Ruvolo - ha riferito il legale -, il sindaco ha parlato di ripetuti atteggiamenti poco corretti nei confronti della popolazione».
Ma a non convincere la difesa è stata soprattutto l’assenza di testimoni. «Pare strano - ha detto - che per 40 minuti l’agente si sia fatto picchiare e insultare, senza che nessuno dei tre colleghi presenti arrestasse Noacco e che la gente, pure numerosa in quel momento, abbia visto niente». Da qui, l’invito del difensore a chiunque abbia assistito all’episodio a contattarlo. Scontato l’appello.
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