Scoperto in una radura a controllare impianto di uccellagione: condannato bracconiere

L’uomo è stato condannato a 5 mesi di reclusione e a un’ammenda di 1.600 euro, oltre al sequestro dei volatili posseduti

Alessandro Cesare
Il tribunale di Udine
Il tribunale di Udine

Ha allestito un impianto di uccellagione in una radura della località di Patocco, in Val Raccolana. Per riuscirci ha utilizzato un rametto (in gergo vermena) con dodici panie invischiate utili alla cattura di uccelli e una gabbietta con all’interno un ciuffolotto femmina come richiamo.

Dopo essere stato colto in flagranza dal personale del corpo forestale della Regione Friuli Venezia Giulia (Noava), l’ottantenne di Chiusaforte Carlo Della Mea è stato rinviato a giudizio con le accuse di tentato furto (di avifauna appartenente al patrimonio indisponibile dello Stato), resistenza a pubblico ufficiale, abbandono e maltrattamento di animali.

Della Mea è stato condannato dal giudice del tribunale di Udine, Paolo Milocco, a 5 mesi di reclusione e a un’ammenda di 1.600 euro, oltre al sequestro dei volatili posseduti.

La difesa dell’uomo, annunciando l’intenzione di fare appello, ha chiesto al giudice la possibilità di far scontare la pena all’imputato tramite attività di pubblica utilità (avendo già esaurito il beneficio della condizionale nel recente passato in altri episodi simili a quello contestato).

I fatti risalgono al marzo 2022, quando Della Mea fu sorpreso in una radura di Patocco nel tentativo di controllare l’impianto di uccellagione. In quel momento spintonò la guardia del Noava impegnato nei controlli. Nel corso di accertamenti successivi, al bracconiere vennero contestati anche il possesso di un cardellino detenuto in una gabbietta non idonea e incompatibile con il benessere dell’animale, e la detenzione illegale di quattordici uccellini vivi nella sua abitazione, appartenenti a specie protette e non cacciabili, privi di specifico anello sulle zampette. Ipotesi di reato messe in dubbio dalla difesa, secondo cui gran parte delle accuse sono frutto di congetture piuttosto che di riscontri concreti.

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