Bratta si dimette, Aussa Corno senza cda

Dissidi tra il presidente del consorzio e la Provincia di Udine. Il primo agosto è convocata l’assemblea dei soci

UDINE. A sorpresa, ma poi non tanto, Tullio Bratta si dimette da presidente del Consorzio Aussa Corno, dimissioni che di fatto fanno decadere il consiglio di amministrazione, avendo presentato le dimissioni anche Massimo Masotti. Le dimissioni sarebbero dovute a dissidi con il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini, socio di maggioranza dell’ente. Solo quindici giorni fa lo aveva fatto Sandro Midolini.

Decadono quindi anche il vicepresidente della Ziac, Graziano Pizzimenti, e il consigliere Luciano Bonetto.

Da quanto è trapelato, il primo di agosto sarà indetta una nuova assemblea dei soci che potrebbe indicare di nuovo Tullio Bratta come presidente.

Dimissioni a sorpresa, dicevamo, perchè con l’approvazione da parte del consiglio regionale (votato contro solo 4 consiglieri del M5S, 1 astenuto) della mozione presenta da da Mauro Travanut (sottoscritta anche dai consiglieri Shaurli, Boem, Codega, Martines, Ukmar, Zecchinon), sembrava profilarsi una soluzione alle difficoltà economiche dell’ente consortile, con l’impegno diretto della Regione nel rilancio della Ziac.

La mozione infatti impegna la giunta regionale a «valutare tutte le opzioni possibili per evitare il fallimento del Consorzio, in quanto la zona industriale Aussa Corno rappresenta sia per gli insediamenti industriali che per le potenzialità infrastrutturali una delle aree più importanti della regione”; impegnandola anche a porre in atto tutte le azioni per acquisire informazioni sullo stato finanziario, patrimoniale e industriale del Consorzio Aussa Corno.

«Maggioranza e opposizione si sono trovate a condividere il testo della mozione e a votare favorevolmente. Spiace che il M5S – ha detto Travanut – non abbia espresso un parere favorevole. Abbiamo quindi deciso che il problema verrà affrontato congiuntamente dalla I e dalla II Commissione, con il coinvolgimento degli enti pubblici e privati interessati».

«La mozione presentata sul Consorzio industriale Aussa-Corno è pienamente condivisibile – afferma il vicepresidente del consiglio regionale del Pdl, Paride Cargnelutti –, e quindi sottoscrivibile. Stiamo parlando di un’area che ha un’importanza industriale non solo in termini territoriali, ma regionali. È importante che le istituzioni trovino le soluzioni per il salvataggio, visto il forte indebitamento del Consorzio, dovuto anche alla crisi economica. Deve restare primario comunque il primato del pubblico nella compagine societaria».

«Il pubblico resti saldamente al controllo del Consorzio industriale, ma i soci mettano a disposizione tutti gli strumenti possibili per far uscire la Ziac da una posizione debitoria ma con un elevato valore patrimoniale – dice Riccardo Riccardi, del Pdl –.La Regione si occupi di promuovere una positiva mediazione tra Provincia, Comuni e Cccia che, prima degli equilibri societari, garantiscano al Consorzio di proseguire a beneficio dello sviluppo proprio e regionale. Non bisogna arretrare nella politica di integrazione tra Consorzio e Interporto di Cervignano. La Regione componga le diverse posizioni e crei le condizioni per far uscire il Consorzio dalla tensione finanziaria lasciandolo saldamente in mano pubblica».

«La Regione non può continuare a salvare realtà che versano in gravi situazioni economiche senza una seria programmazione a lungo termine – commenta il capogruppo M5S Elena Bianchi –. Invece di guardare al passato e ai molti errori commessi da chi ha voluto e gestito il Consorzio, noi vogliamo guardare al futuro dell’Aussa Corno. In realtà c’è da chiedersi come mai i CdA della Ziac, i cui ultimi bilanci sono sempre stati in perdita, siano stati così poco lungimiranti da non saper interpretare i segnali della crisi economica che si stava affacciando già dal 2008, perseguendo al contrario una scellerata politica di ulteriori acquisizioni. Recentemente la Regione ha concesso un contributo al Consorzio Ziac di circa 300 mila euro per portare a pareggio il budget di previsione 2013, evitando così il commissariamento».

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