Brendolan mette a rischio il mercato del San Daniele

Con il fallimento della spa restano 40 milioni di prosciutti e prodotti fermi nei magazzini da rivendere sottocosto
San Daniele del Friuli 17 giugno 2013 brendolan Copyright Foto Press/Turco
San Daniele del Friuli 17 giugno 2013 brendolan Copyright Foto Press/Turco

SAN DANIELE. Ci sono prosciutti per circa 40 milioni di euro nei magazzini dei cinque stabilimenti produttivi che Brendolan conta tra Friuli Venezia Giulia, Veneto e Marche. Quaranta milioni sotto forma di migliaia di cosce (per una buona parte dop San Daniele) che la società con sede legale a Meledo, in provincia di Vicenza, punta ora a consegnare, liberi da vincoli, nelle mani del liquidatore che sarà nominato nei prossimi giorni. In questo modo sarà avanzata un’istanza al tribunale perché liberi i magazzini dal pegno rotativo che le banche hanno di fatto bloccato dinnanzi all’ennesima richiesta di credito e all’importante situazione debitoria (si parla di circa 62 milioni) dell’impresa.

Il passaggio, apparentemente ovvio, nell’ambito della liquidazione volontaria della società decisa dagli azionisti di maggioranza, rischia però di “drogare”, in negativo, il mercato della fettina rosa friulana. L’immissione sul mercato di una considerevole quantità di cosce (300 mila quelle che Brendolan produce ogni anno solo a San Daniele) al prezzo concorrenziale che dovrà praticare il liquidatore rischia infatti di produrre un contraccolpo negativo sull’intero comparto. Di fatto abbasserà il prezzo della dop friulana, per poi rifarlo aumentare una volta estinti i magazzini.

Tutto, naturalmente, dipenderà dalle scelte che il liquidatore sarà chiamato a fare e dall’eventuale subentro, inizialmente anche in affitto di ramo d’azienda, di nuovi imprenditori. Ad auspicare questa soluzione è il consigliere regionale Enio Agnola (Pd), che in qualità di vicepresidente della II commissione Attività produttive annuncia di voler portare all’attenzione dei colleghi consiglieri il caso Brendolan. «Bisogna reagire generando un’immediata gestione del processo liquidatorio favorendo l’ingresso di altri imprenditori ed evitando così che persone restino senza lavoro e che vi sia una degenerazione commerciale del settore».

Agnola auspica un impegno in prima persona del Consorzio del Prosciutto «che – dice – ha il know how per orchestrare una soluzione ponte, penso all’affitto di ramo d’azienda, in attesa di una soluzione imprenditoriale definitiva». Possibilmente di matrice friulana, portata avanti da imprenditori forti di un legame con il territorio e il marchio. Imprenditori insomma che ci mettono la faccia, che non guardano solo ai numeri e alla logica del profitto come invece troppo spesso accade quando si ha a che fare con grandi gruppi.

Intanto sul fronte occupazionale la prospettiva è quella di attivare una cassa integrazione straordinaria per 12 mesi. Lo ha fatto sapere ieri Fabrizio Morocutti, segretario di Flai Cgil Udine, a margine dell’assemblea con i 60 lavoratori dei tre stabilimenti sandanielesi. Dipendenti per i quali si prefigura un periodo non facile.

«Non solo rischiano di restare senza posto di lavoro, ma temporaneamente anche senza copertura degli ammortizzatori. L’attivazione della Cigs infatti non è immediata. Dall’esame concorsuale in Regione, che speriamo di poter effettuare già la prossima settimana o comunque subito dopo la nomina del liquidatore, si dovrà poi attendere il decreto ministeriale che sappiamo non essere immediato. I lavoratori rischiano insomma di trovarsi senza reddito per 5, anche 6 mesi». Nel frattempo monta la rabbia: «Qualcuno voleva programmare un’azione di protesta già durante l’edizione di Aria di Festa ormai alle porte – conclude Morocutti –, ma abbiamo deciso di attendere le prime mosse del liquidatore».

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