Buchi nei conti dei palazzi Amministratore condannato

PORDENONE. Ammanchi dai conti di due condomini di Pordenone, quindi appropriazione indebita, truffa, falso e contraffazione di sigilli.
L’ex amministratore di condomini Piero Rossi, 52 anni, di Cordenons, è stato condannato dal giudice monocratico Monica Biasutti a due anni e otto mesi di reclusione, con la revoca della condizionale concessa nel 2011 per un patteggiamento a un anno.
Assistito dall’avvocato Gaetano Vinci, è stato invece assolto «perché il fatto non sussiste» da analoghe accuse riguardanti altri undici condomini che a suo tempo amministrava.
Due le accuse di appropriazione indebita. Quale amministratore del condominio Leruska, fino a gennaio 2008, si sarebbe appropriato del denaro dei condomini, senza pagare i fornitori e tenendo la contabilità in maniera irregolare, emettendo un assegno di mille 70 euro per acquistare un caminetto per casa sua, e non avrebbe messo a disposizione del nuovo amministratore la contabilità.
Quale amministratore del Bottecchia 2-4 fino a gennaio 2008, inoltre, si sarebbe appropriato di 22 mila 500 euro, versati dai condomini per la ristrutturazione dei terrazzini, omettendo di versarli alla ditta esecutrice.
L’ex amministratore è stato condannato anche per truffa, avendo esibito a una condomina dell’Emme 1 di Pordenone copia del bollettino contraffatto, facendole credere che la Tosap era stata pagata.
In realtà i condomini dovettero, poi, pagarsi pure gli interessi, non avendo beneficiato dello sconto del 50 per cento, per 11 mila euro totali. Il bollettino postale gli cagionò la quarta accusa, quella di falso e violazione di sigilli, in quanto avrebbe contraffatto in concorso, all’inizio del 2007, il bollettino postale di versamento della Tosap, oltre che il timbro di pubblica certificazione.
Piero Rossi, come detto, è stato assolto da altri undici capi di imputazione, riguardanti presunte appropriazioni indebite di altrettanti condomini. Il buco contestato alla Residenza Moro era di 12 mila 756 euro, al condominio Aosta di 7 mila (era indagato anche per l’emissione di un assegno di 9 mila euro per l’Eni, ma non di competenza di quello stabile), al Micaela A e B di 9 mila 966 euro, all’Umi 2 di 7 mila 585, al Pratochiaro M di 9 mila 878, al Gemona di 9 mila 214, all’Emme 1 di 7 mila 624 (e appropriazione di un rimborso assicurativo di 1.555 euro), allo Stella di 5 mila 55 e 11 mila 370 di quote condominiali.
Per il condominio Boscoverde, un’altra accusa era di avere pagato fatture non di competenza per 16 mila 100 euro e 2 mila 587 per debiti personali; al Brusafiera, invece, era accusato di essersi appropriato della documentazione contabile condominiale. Tutti questi condomini si trovano a Pordenone. Al Tania di Cordenons, infine, era accusato di avere procurato un buco di 5 mila euro.
«In realtà – spiega l’avvocato – erano stati contestati tutti i movimenti privi di pezze giustificative. Per assurdo, in un caso, venivano contestati accrediti – e quindi non uscite – per 31 mila euro, senza giustificazione. Quando alla contabilità degli stabili, il mio assistito aveva incaricato un delegato di tenere aperto l’ufficio per gli amministratori che intendessero ritirare i documenti».
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