Bufera sul ministro Lupi per l’assunzione del figlio

Nelle carte presunti favori e regali. Il gip di Firenze: rapporti stretti con arrestati Lui nega: «Mai chiesto nulla». Ma il Movimento 5 Stelle invoca le sue dimissioni
Il ministro Maurizio Lupi ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Il ministro Maurizio Lupi ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. Per il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi è il giorno peggiore del suo mandato. Lo stretto rapporto con Ercole Incalza e la vicinanza agli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo – tutti arrestati – l’assunzione del figlio Luca, 29 anni, grazie a Perotti e lo «scenario illecito» in cui, secondo il gip di Firenze, questa potrebbe essere maturata gettano ombre che provocano l’immediata richiesta di dimissioni da parte del Movimento 5 Stelle. «Mai chiesto a Perrotti né a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e lo riterrei profondamente svagliato» chiarisce il ministro in una nota precisando che il figlio lavora dai primi di marzo a New York e dichiarando la sua «massima disponibilità verso la magistratura». «Siamo a inizio inchiesta ed è prematuro trarre elementi di colpevolezza per il ministro e il governo» commenta in serata il sottosegretario Graziano Delrio.

A raccontare in tre diverse occasioni l’assunzione del figlio del ministro, ingegnere laureato al Politecnico di Milano, grazie a Perotti nell’ambito del progetto per la costruzione del centro Eni di San Donato Milanese è Giulio Burchi, ex presidente di Italferr spa: «Ho visto Perotti l’altro giorno – dice il 21 ottobre scorso al dirigente Anas Massimo Averardi – tu sai che Perotti e il ministro sono... non intimi, di più, perché lui ha assunto anche il figlio... per star sicuro che non gli mancasse qualche incarico di direzione lavori, siccome ne ha soli 17, glieli hanno contati, ha assunto anche il figlio di Lupi, no?». Dai contatti tra Perotti e i suoi più stretti collaboratori, si desume che «nell’ambito della commessa Eni egli stipulerà un contratto con Giorgio Mor» (cognato di Perotti) per coordinare il lavoro e Mor, a sua volta «nominerà come “persona fissa in cantiere” Luca Lupi, corrispondendogli la somma di 2.000 euro più Iva al mese». Tuttavia Mor è dubbioso e chiede se sia possibile fare l’assunzione «in maniera meno formale». Perrotti dice no: «A lui gli dobbiamo dare la sicurezza». Per il gip, questa preoccupazione «non è comprensibile al di fuori di uno scenario illecito. Nulla infatti può impedire a costoro di assumere la persona che vogliono, anche il figlio di un amico. Ben diversa, invece, è la situazione qualora tale assunzione possa essere immaginata quale il corrispettivo di qualche utilità fornita da Maurizio Lupi per il tramite di Incalza».

I rapporti tra Lupi e Perotti, sono definiti «amicali», «intensi e frequenti». Il ministro a Firenze è spesso ospite dell’imprenditore, come il 14 settembre del 2013, per esempio, quando va a cena accompagnato dalla scorta. Il 14 febbraio Perotti esprime alla moglie la sua preoccupazione nel caso Lupi non fosse confermato: «No, il rischio è questo Emiliano (l’ex sindaco di Bari, ndr), che sarebbe un magistrato, che è terribile» dice. «Stretto» anche il legame con Cavallo, presidente di Centostazioni, l’uomo che, secondo il gip, intrattiene i rapporti con il ministero delle Infrastrutture per conto di Perotti e che avrebbe «in più di un’occasione effettuato favori al ministro e ai suoi familiari». Cavallo, inoltre, avrebbe fatto confezionare alcuni abiti di sartoria per Lupi e per il figlio, mentre a Luca Lupi per la sua laurea sarebbe arrivato in regalo da parte di Perrotti un Rolex da 10.350 euro. È «strettissimo» invece secondo il gip il legame di Lupi con Incalza, che ieri mattina il ministro ha definito «una delle figure più autorevoli del nostro Paese»: sarebbe stato Incalza tra l’altro a «sponsorizzare» e ottenere la nomina del vice ministro Riccardo Nencini (che ha parlato di «millantato credito») mentre, secondo quanto emerge dall’intercettazione di un dialogo tra il figlio Antonio Incalza e Sandro Pacella, la difesa di Ercole Incalza fatta in aula alla Camera da Lupi in sede di interrogazione parlamentare sarebbe stata scritta dal difensore di fiducia di Incalza, avvocato Titta Madia.

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