Buonuscita da 2,3 milioni per gli ex
UDINE. Una pattuglia di 43 ex consiglieri. Una liquidazione di lusso, da 50 a 200 mila euro lordi. È l’indennità di fine mandato, quella che il Pd, e la presidente Debora Serracchiani per prima, vuole eliminare. Nel frattempo, però, la Regione paga.
La delibera è pronta e passerà domani dall’ufficio di presidenza del Consiglio che sborserà 2 milioni 350 mila euro per i 43 non rieletti.
Circa 50 mila euro a mandato
In busta paga a ogni consigliere viene trattenuto il 5% dell’indennità, cioè circa 520 euro. Un contributo. Perché quando un consigliere conclude la propria esperienza a palazzo gli uffici provvedono al calcolo della buonuscita. Un calcolo che, tra compensazioni, medie e moltiplicazioni, consente a un ex inquilino di portare a casa più di quanto gli è stato trattenuto. Per ciascun anno in Consiglio vengono assegnati, quindi, circa 10 mila euro, cioè 50 mila a legislatura.
I dubbi tra i dipendenti
La delibera è pronta. Ma più di un dubbio ha attraversato gli uffici ed è stata necessaria una mediazione politica per procedere con le liquidazioni. I dubbi sono legati alle inchieste della Procura di Trieste e della Corte dei conti sui rimborsi disinvolti.
Leggendo le norme alcuni dipendenti hanno sollevato la questione della Regione come parte lesa e hanno suggerito che l’amministrazione trattenesse una percentuale sulle buonuscite degli ex nell’eventualità di condanne e di successive insolvenze. Una linea che non è passata.
Gli ex cui vanno 50 mila euro
A Stefano Alunni Barbarossa (Cittadini) andranno quindi circa 50 mila euro, così come all’ex leghista Edouard Ballaman, all’ex Pdl Franco Baritussio, al deputato Giorgio Brandolin (Pd), ai pidiellini Maurizio Bucci e Luigi Cacitti, a Alessandro Corazza (Idv), a Franco Dal Mas (Pdl), al leghista Ugo De Mattia, a Sandro Della Mea (Pd), a Roberto Marin (Pdl), all’ex capogruppo della Lega Danilo Narduzzi – che era già stato consigliere regionale dal 1993 al 2003 e quindi è alla seconda buonuscita –, ai leghisti Enore Picco e Federico Razzini, all’ex assessore Alessia Rosolen (Un’Altra Regione), all’ex capogruppo dell’Udc Edoardo Sasco, a Piero Tononi (Pdl) e a Alessandro Tesolat (Udc) entrato in Consiglio nel marzo 2009.
In 13 incassano 100 mila euro
Circa 100 mila euro, invece, saranno incassati dai pidiellini Massimo Blasoni e Piero Camber, da Pietro Colussi (Cittadini), da Luigi Ferone (Pensionati), dall’ex capogruppo del Pdl Daniele Galasso, da Igor Kocijan›i› (Rc), dai democratici Sergio Lupieri, Paolo Menis e Annamaria Menosso, da Antonio Pedicini (Pdl), da Paolo Pupulin (Pd) e dai pidiellini Paolo Santin e Gaetano Valenti.
In 10 avranno 150 mila euro
Portano a casa circa 150 mila euro per tre legislature. E in alcuni casi una parte è già stata incassata, perché una norma voluta ai tempi di Riccardo Illy consente, dopo otto da consigliere, di chiedere l’anticipo della liquidazione per la prima legislatura. A quota 150 mila sono arrivati Roberto Antonaz (Rc), l’ex capogruppo del Misto Roberto Asquini, i democratici Giorgio Baiutti e Franco Brussa, Paolo Ciani (Fli), l’ex presidente del Consiglio Maurizio Franz (Lega), Maurizio Salvador (Udc), Alessandro Tesini (Pd), Giorgio Venier Romano (Udc) e Bruno Zvech (Pd).
I casi Molinaro e Moretton
Le loro sono le liquidazioni più alte dopo vent’anni in Aula. Riceverà circa 200 mila euro l’ex capogruppo del Pd Gianfranco Moretton. Che una parte della buonuscita l’ha già ricevuta, quando nel 2003 si dimise da consigliere per entrare nella giunta Illy. Stesso discorso per Roberto Molinaro che ottiene 200 mila euro e che nel marzo 2009, già assessore, lasciò il ruolo da consigliere per far spazio a Tesolat.
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