Bus o treno? Partita aperta. Sul piatto affari milionari

Il caso pendolari. L’area pedemontana strategica per le scelte sul futuro del trasporto locale. A breve il vertice Regione-Rfi sull’accordo quadro, compresa la Sacile-Gemona

MANIAGO. Bus o treno? La partita sul servizio di trasporto pubblico locale nell’area pedemontana e montana pordenonese è aperta.

I servizi su gomma e su ferro sono legati a doppio filo. In ballo ci sono bacini d’utenza non trascurabili, che per il servizio bus – dati Atap alla mano – hanno il loro peso nei bilanci societari. Mercoledì sarà un giorno importante per capire come ci si muoverà sulla ferrovia Sacile-Gemona.

È in programma un incontro tra Regione e Rfi: al centro, l’accordo quadro propedeutico alla messa a gara dei servizi regionali su ferro. Il 29 febbraio altra data importante, stavolta per i bus. Scadranno i termini per le offerte della gara di affidamento dei servizi di trasporto urbano ed extraurbano in Friuli Venezia Giulia.

La ferrovia. Annotava l’assessore regionale ai trasporti, Mariagrazia Santoro, alla fine dello scorso anno, sottolineando le peculiarità dell’accordo quadro con Rfi per il servizio ferroviario: «È un’intesa di estrema rilevanza strategica, che ci consente di fissare da subito gli obiettivi di un programma di miglioramento e di potenziamento della rete regionale».

Più utenti nell’extraurbano

All’interno dell’accordo è stata inserita la Sacile-Gemona, prevedendo l’integrazione con i relativi servizi, «attivabili nel momento in cui si renderanno reperibili le risorse per consentire il ripristino della circolazione». Le risorse a cui si fa riferimento sono i 3,5 milioni di euro sui quali si sta dibattendo tra le due sponde del Tagliamento.

I sindaci, ai quali è stata chiesta nemmeno tanto velatamente una compartecipazione alla spesa, hanno fatto chiaramente intendere di non avere fondi da destinare a questo scopo. Rete Ferroviaria Italiana già nel 2013 (nell’ambito della commissione paritetica Stato-Regione) aveva evidenziato l’impossibilità di fare fronte al costo di ripristino della linea per garantirne l’esercizio in sicurezza, allora calcolato in 3 milioni di euro.

Non vi sono grandi alternative: o la Regione si accollerà la spesa o la volontà di rivedere un treno sulla linea pedemontana rimarrà tale.

Il bus. L’area pedemontana-montana tra le due sponde del Tagliamento ha un ruolo strategico nell’ambito del trasporto pubblico locale, che passa per la nuova gara regionale relativamente al servizio su gomma. Nessuno si sbilancia vista la vicinanza della gara da 130 milioni l’anno per dieci anni (più cinque opzionali) e gli interessi in ballo.

Appare comunque remota allo stato attuale la possibilità di una riorganizzazione del servizio che privilegi la ferrovia, subordinando i bus a un ruolo comprimario, come attuato dalla Sad altoatesina sulla tratta Merano-Malles: ovvero la linea presa a riferimento per il progetto di rilancio della ferrovia Sacile-Pinzano-Gemona. Difficile che le aziende di trasporto – quelle regionali sono riunite sotto un’unica società, la Tpl Fvg scarl – rinuncino a una fetta di mercato redditizia.

Al di là di chi si aggiudicherà l’appalto plurimilionario appare evidente che il futuro dei servizi nell’area resta legato al bus. Magari con più corse, con linee rimodulate, ma sempre su gomma. Con buona pace di chi critica i bus e invoca il ritorno del treno.

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