Cade e si frattura un polso, la piscina non la risarcisce

Cordenons: la protesta di una barista che dovuto lasciare il lavoro per 86 giorni. L’assicuratore della struttura comunale: «Il danno patito non è imputabile a noi»

CORDENONS. Scivola camminando sul pavimento della piscina comunale e si procura una frattura composta al polso sinistro. Il bilancio è di 86 giorni di infortunio (di cui 40 con il polso ingessato) e di assenza dal lavoro, più 850 euro di spese mediche tra esami e sedute di fisioterapia.

Rivoltasi alla piscina per essere risarcita, l’assicurazione del gestore le ha risposto picche. «A seguito di una perizia e sentiti due testimoni – ha detto al nostro giornale l’assicuratore – riteniamo che il danno non sia imputabile alla colpa della piscina».

Samantha Surian, residente in città e di professione barista, non intende però lasciare passare sotto silenzio la vicenda. Il fatto si è verificato il 4 maggio, nel corridoio che conduce alle vasche della struttura natatoria. La donna è rientrata al lavoro il 1º agosto.

«Non è possibile – sbotta a fronte della risposta dell’assicurazione – che una persona, tesserata e per questo assicurata, frequenti una struttura pubblica e, se si fa male al suo interno, non sia risarcita. Potrebbe succedere anche ad un bambino».

Surian questa estate si era rivolta a un’agenzia di Cordenons specializzata in consulenze legali in materia di infortuni. «Abbiamo aperto la pratica del sinistro – fanno sapere dallo studio – e messo in mora la piscina: la risposta della controparte è stata di diniego della responsabilità. L’assicurazione lo ritiene un fatto accidentale: per dimostrare il contrario la signora deve provarlo e avviare una causa legale”.

Da parte sua il gestore precisa che «C’erano due testimoni: la signora è caduta da sola e non indossava delle ciabatte idonee a una piscina».

Ma la donna non ci sta. «Indossavo delle ciabatte antiscivolo e stavo semplicemente camminando: sono caduta all’indietro, cercando di “parare” il colpo con il braccio. Dovrei provare che il pavimento era scivoloso, cosa di cui sono convinta? Peccato che in quel momento non ho pensato a far intervenire le forze dell’ordine perché verificassero, né è stato chiamato il 118».

Quel giorno la donna era stata accompagnata al pronto soccorso cittadino dalla sorella. Sottoposta a radiografia, la diagnosi iniziale fu di trauma con sospetta frattura: fu rimandata a casa con una fasciatura al polso e pochi giorni di infortunio. I dolori però non passavano, tornò quindi una seconda volta al pronto soccorso: un’altra radiografia confermò l’esito della prima. Solo dopo due settimane, una risonanza prescrittale dal medico curante ed eseguita in una struttura privata evidenziò la frattura al radio.

«Ora oltre al danno – dice – di tre mesi di infortunio e 850 euro di spese mediche, anche la beffa».

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