Cade sulla pista ciclabile «È colpa del cordolo» Donna fa causa al Comune



Il cordolo del marciapiede della discordia: è quello all’origine della controversia tra una cittadina e l’amministrazione comunale. La donna è caduta su una pista ciclabile e sostiene che ciò è accaduto a causa del cordolo, il Comune invece ritiene di non avere responsabilità. A stabilire chi ha ragione sarà il giudice di pace, cui la donna si è rivolta dopo in diniego di risarcimento dall’assicurazione del municipio.

Il fatto risale a quasi 4 anni fa essendosi verificato il 18 novembre 2015. La cittadina ha avuto un incidente sulla pista ciclabile di via Belvedere e ha imputato la responsabilità dell’accaduto al Comune di San Vito al Tagliamento. Qualche mese dopo, quindi, ha protocollato in municipio una richiesta di risarcimento per i danni subiti, che gli uffici comunali hanno, come è prassi in queste circostanze, trasmesso alla compagnia di assicurazione competente. I tecnici assicurativi hanno effettuato verifiche sul fatto denunciato, con alcuni sopralluoghi, ma la richiesta è stata respinta. «Dagli esiti dei rilievi effettuati – afferma la giunta municipale – non si evidenziano responsabilità in ordine all’accaduto da parte del Comune». Non è stata accolta, quindi, la richiesta di mediazione presentata dalla cittadina proprio perché si ritiene che il municipio non abbia responsabilità in merito.

La cittadina però non si è arresa e ha deciso di presentare ricorso al giudice di pace, atto che è stato notificato in Comune a metà settembre. Forte della decisione dell’assicurazione e ritenendo di non avere responsabilità per l’accaduto, l’amministrazione comunale ha deciso di resistere in giudizio «evidenziando – prosegue l’esecutivo sanvitese – che, dall’esame della documentazione prodotta dall’interessata e da quanto rilevato in occasione dei sopralluoghi, è emerso che il cordolo segnalato dalla stessa come insidia stradale è posto al di fuori della carreggiata e inoltre la direttrice di marcia sostenuta risulta in modalità contromano rispetto alla direzione consentita».

L’ente locale ha così deciso di fare valere le proprie ragioni anche nel procedimento davanti al giudice di pace e non avendo un proprio ufficio legale si è appoggiato all’avvocato della compagnia assicuratrice, un professionista di Trieste, per la definizione della controversia. Per il Comune non ci sarà alcuna spesa perché il costo della causa sarà a carico dell’assicurazione. —



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