Calcio e politica, bufera sul campo d’oro
PODENONE. Il campetto d’oro contro il “villaggio olimpico” (copyright Franco Dal Mas). La politica del consenso attraverso i fondi alle associazioni è finita al centro della seduta del consiglio comunale di Pordenone alzando poi il tiro sul futuro della città e su una ricchezza, quella generata dall’alto tasso di beni immobiliari pro capite, che non esiste più.
Il primo a dare di fioretto è Gianni Zanolin del Ponte che, davanti al progetto preliminare del campo che la polisportiva di Torre realizzerà – con 700 mila euro di fondi regionali – per l’allenamento e senza misure regolamentari, va subito all’affondo.
Ascolta la presentazione dell’assessore, l’intervento di Andrea Cabibbo (Pdl) che loda le virtù di un’associazione che accoglie 220 ragazzi e sbotta: «Quel finanziamento è merito di un consigliere regionale fratello di un consigliere comunale (leggasi i fratelli Antonio e Giuseppe Pedicini) che è molto legato al presidente della associazione sportiva Torre (leggasi Alvaro Piccinin). Quel finanziamento è figlio della politica del consenso. E si vuole far passare questo intervento come educativo? – tuona Zanolin – A Torre non ci sono neanche i marciapiedi! Questa amministrazione restituisca i soldi alla Regione perché ci sono altre priorità». Cabbibbo sussurra al vicino di banco: «Sì... il gattile... 300 mila euro».
Giuseppe Pedicini non incarta, ma contrattacca subito: «Quanto ci è costato realizzare un villaggio sportivo a Villanova, in zona esondabile, a uso esclusivo del Pordenone calcio? Allora andava bene? Se stiamo a guardare la situazione di Torre, la strada che porta alla chiesa di Sant’Agostino non dovrebbe essere nemmeno percorribile perché non ci passano i mezzi di soccorso – rincara la dose il consigliere di Nuova Pordenone – e invece si fanno anche le sagre. Come mai quando lei era in amministrazione non avete fatto niente per la viabilità di Torre?».
Francesco Ribetti critica Zanolin «solo perché uno conosce un altro si addensano sospetti sui favoritismi. Perché si continua a schierarsi contro la città invece di difendere gli interessi dei cittadini?» mentre Mauro Tavella evidenzia che «i soldi non hanno nome» e scomoda Palazzo Badini «che di sicuro non ci è costato 35 mila euro l’anno per 20 anni».
Franco Dal Mas condivide l’affermazione di partenza di Zanolin – «Uno dei mali di questo Paese derivano dal finanziamento puntuale del consenso» – fa autoironia – «Anch’io mi sono adoperato per il finanziamento al consorzio universitario, ma quei soldi non si sono tradotti in voti» – e cerca di spostare il dibattito ricordando a Zanolin il suo cambio di posizione sull’ospedale, evidenziando che «la città senza cemento, a chilometri zero, che Zanolin vuole è solo per i ricchi» e pungolando l’amministrazione Pedrotti: «Siamo stanchi di annunci, vedi carcere, a cui non seguono azioni».
Franco Giannelli, dopo un po’ di show che richiama l’attenzione (cita le abilità calcistiche del dirigente Antonio Zofrea e dice che il campetto in sintetico è «da fighette») pone un tema molto serio: «Su 700 mila euro il 40 per cento va alle banche che fanno usura legalizzata».
Il dibattito prosegue a lungo (interventi di Giulia Bevilacqua, Gianni Franchin, Bruno Piva, Roberto Freschi, Marcello Passoni per la maggioranza; Giovanni Del Ben e Riccardo Piccinato della minoranza). L’ex assessore Bevilacqua respinge le accuse di partigianeria nella distribuzione dei fondi alle associazioni da parte della giunta Bolzonello e invita l’attuale giunta a valutare i bisogni della città nel complesso perché «a Torre mancano marciapiedi e piste ciclabili».
Zanolin alla fine spiega di non avercela con il calcio, riconosce gli errori della amministrazione di cui ha fatto parte «ma dagli errori – è stato il monito – bisogna imparare». Il campetto intanto si farà: il progetto è passato con l’astensione di Ponte, lista Del Ben, Api, Lega e Pdl.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto