Cambia il clima un insetto divora l’abete rosso

Nel 2013 sono andati in fumo 15 mila metri cubi di legname La studiosa: a lungo andare non sarà più la specie dominante
Di Giacomina Pellizzari

TARVISIO. La foresta millenaria di Tarvisio è sotto attacco: un insetto sta “mangiando” l’abete rosso. Gli effetti dei cambiamenti climatici favoriscono l’attività del Bostrico tipografo che lo scorso anno, solo nel Tarvisiano, ha mandato in fumo 15 mila metri cubi di legname. «La stessa quantità - spiega la responsabile dell’inventario fitopatologico forestale regionale Bausinve, Iris Bernardinelli dell’Ersa - raggiunta in regione nel 2011, l’anno in cui, fino al 2015, furono registrati i maggiori danni in Friuli Venezia Giulia». Stiamo parlando anche di danni economici perché stando alle quotazioni di mercato, il valore al metro cubo del legname oscilla tra 25/30 euro nelle zone più impervie non facilmente raggiungibili con i mezzi meccanici, per arrivare a 80 euro nei punti favoriti dalla viabilità.

Il problema è serio anche se dal punto di vista scientifico viene monitorato con interesse. Basti pensare che a seguito dell’aumento delle temperature si sta contraendo il confine della zona dove cresce l’abete rosso. «Dal centro-nord Europa, la pianta si spinge fino a sud delle Alpi, noi siamo la zona al limite - aggiunge Bernardinelli - e ora con l’aumento delle temperature questa reale tende a contrarsi».

Il Bostrico tipografo, presente da sempre in regione, attacca solo l’abete rosso. In qualche raro caso anche il pino. Divora il legno sottocorteccia interrompendo il flusso linfatico della pianta che si secca. «È un problema in tutta Europa», aggiunge la studiosa che attraverso l’installazione di trappole e tronchi esca monitora da anni la situazione. I risultati confermano che «in passato questo insetto si riproduceva due volte a stagione fino a 1000 metri, solo dal 2010 questo accade anche a 1400 metri di quota». Non è cosa da poco se si considera che ogni femmina depone fino a 100 uova e che nascono migliaia di larve. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. In una giornata di sole, passeggiando nella foresta di Tarvisio, basta alzare gli occhi per notare le chiazze rosse che si intervallano tra il verde degli abeti. In alcuni punti ci si trova di fronte a intere di fasce di piante secche. Osservando da una certa distanza il bosco, si coglie solo in parte l’estensione del fenomeno che, in certe zone, si mimetizza tra le piante sane. Spesso un abete verdissimo si sovrappone a quello secco. Da quando viene intaccata, la pianta muore in pochi giorni. Lo stesso vale per l’estensione del contagio. «Alle quote più elevate, dove l’abete rosso stava meglio adesso è in difficoltà», conferma la studiosa dell’Ersa nel precisare che se è vero che l’attività del Bostrico si completa in tre anni e il 2017 è la terza stagione in cui è in azione, è altrettanto vero che per la prima volta la foresta di Tarvisio si trova a fare i conti con un attacco così potente.

Le cause

L’attacco del Bostrico è legato a una molteplicità di fattori ambientali. «Siamo in presenza di foreste mature, caratterizzate da piante elevate più suscettibili di stress idrico. In assenza di piogge per periodi abbastanza lunghi le piante più vecchie diventano più attrattive per il Bostrico». La studiosa si sofferma sul periodo più critico per la pianta, quello che va da aprile a maggio: «È il periodo in cui - chiarisce - la pianta ha più bisogno di apporto idrico e se, durante l’inverno, non ci sono state precipitazioni nevose e in estate non piove a sufficienza, l’abete va in stress idrico e diventa suscettibile di attacco visto che l’insetto preferisce piante in difficoltà». Tra le cause che favoriscono l’azione del Bostrico non mancano i cosiddetti schianti di piante diffusi, provocati da valanghe e trombe d’aria in zone montane non accessibili. «Questi tronchi - aggiunge Bernardinelli - restano sul terreno e diventano facilmente colonizzabili dal Bostrico che dopo essersi nutrito nelle piante schiantate passa a quelle sane. Nel frattempo le popolazioni di insetti aumentano e i danni diventano evidenti». È fuori dubbio, quindi, che i cambiamenti climatici provocano condizioni ottimali per la riproduzione dell’insetto che scava, sotto la corteccia, piccole caverne per poi accoppiarsi.

La prevenzione

«Eliminare le piante attaccate può dare un risultato solo se fatto per tempo». Bernardinelli non usa mezzi termini perché sa bene che il contenimento del numero degli insetti con l’utilizzo delle trappole, provoca qualche effetto solo se i focolai sono contenuti. Questo conferma che per difendere le piante dal Bostrico la gestione forestale non può essere l’unica azione da intraprendere. Anche in questo caso, molto dipende dai cambiamenti climatici. «Nel lungo periodo - sottolinea la responsabile dell’inventario fitopatologico forestale - nel Tarvisiano, l’abete rosso non sarà più la specie prevalente, tant’è che la reale si sta spostando verso l’alto. Questo - conclude la studiosa - non vuol dire che sparirà l’abete rosso. Vuol dire che non ci sarà più il popolamento di abete puro. Entreranno altre specie, come il faggio, soprattutto nelle quote più basse».

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