Campi di mais devastati, scoppia l’allarme nutrie nella Collinare

ARTEGNA. È allarme nutrie nei campi coltivati a mais, dove i roditori stanno facendo strage di piante. La segnalazione arriva dall'azienda agricola Giuliana Collini di Artegna, una dei diversi produttori di mais nei campi tra la cittadina rivierasca e i Comuni di Buja e Gemona, sul lato destro della statale Pontebbana.
Oltre la zona artigianale, è presente un’area molto vasta coltivata prevalentemente a mais e soia, attraversata dal torrente Bosso, dove le nutrie, note anche per i danni che possono provocare agli argini dei fiumi, si moltiplicano in grande quantità. E hanno preso di mira le piante di mais coltivate dagli agricoltori locali. «È cominciato un mese fa - racconta Renzo Buzzulini dell’azienda agricola Collini - quando le piante hanno raggiunto una certa altezza.
Le nutrie tagliano il fusto e le fanno cadere cercando le pannocchie; non trovandole, attaccano la pianta accanto. Stanno facendo più danni di quanti ne hanno fatti in passato i cinghiali: ci sono campi dove il 50% del seminato è ormai perso». Buzzulini ha osservato attentamente i danni causati dalle nutrie e ha cercato anche aiuto nei cacciatori, che già in passato erano stati autorizzati a ridurre la presenza di questi animali, ma non c’è stato niente da fare.
«Senza alcuna autorizzazione - spiega il presidente di riserva Claudio Goi - non possiamo intervenire e poi lo potremo fare solo la prossima stagione, visto che al momento la caccia è chiusa». In realtà, il problema pare essere normativo, anche se, a sentire le preoccupazioni degli agricoltori, l’intervento sarebbe necessario a breve per salvaguardare le colture di mais di questa stagione.
Di fatto, se l’azienda Collini ha 25 ettari, il territorio in cui sono presenti le nutrie comprende una zona molto vasta tra Gampo G di Buja, fino ad arrivare a Campolessi di Gemona e passando per Artegna. «Fino ad alcuni anni fa - spiega Stefano Verri, comandante della Polizia locale della Provincia - la nutria era una specie protetta e la Regione affidava a noi e ai cacciatori il compito di ridurre il numero di queste bestie sul territorio.
Dall’anno scorso, le nutrie sono state declassate e dunque sono considerate alla stregua dei ratti. Sono dunque le amministrazioni locali, sentite le aziende sanitarie, a poter determinare gli interventi necessari per ridurne la presenza. Attualmente stiamo attendendo direttive dalla Regione con le quali si indicano le modalità di intervento».
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