Caneva si è fermata per l’ultimo saluto a Elia FOTO

Le esequie del 16enne morto in un incidente. Sulla bara la maglia della Juventus. Don Ugo Cettolin: «Papà Romano e mamma Daniela, lui rivive col vostro dono»

CANEVA. Un mare di gente in chiesa e in piazza per le esequie di Elia Franco, 16 anni, studente al corso di termoidraulica dell’istituto professionale Fondazione opera sacra Famiglia (Fosf) all’ex Villaggio del fanciullo in Comina. Elia è morto martedì scorso, dopo che un’auto guidata da una soldatessa americana della base di Aviano l’ha investito in via Pradego, mentre guidava il suo mini quad per recarsi, di primo mattino, al lavoro. Era il suo penultimo giorno di stage professionale in un’azienda di Caneva.

Commozione e cordoglio fra la folla intervenuta a dargli l’ultimo saluto. Tantissimi non hanno potuto trovare posto nella chiesa di San Tommaso che, cosparsa di mazzi di fiori bianchi, si è riempita all’inverosimile per la messa officiata dal parroco don Ugo Cettolin, coadiuvato da don Egidio Camerin, arciprete emerito e dal parroco di Sarone e Fiaschetti don Luca Modolo.

Sui primi banchi il dolore della mamma Daniela De Conti, del papà Romano, con Anna, la sorellina di 4 anni, stretti dall’abbraccio dei parenti, dei tanti compagni di scuola di Elia e del mondo del volontariato parrocchiale di Caneva. Elia Franco abbinava all’impegno scolastico, quello di animatore volontario dei Gruppi ragazzi estate, il Grest, organizzati per i bambini di Caneva. Lo appassionava anche il calcio. Elia era tifoso della Juventus, e la maglia della squadra del cuore con il cappellino del Grest, ornavano il feretro bianco, assieme ai fiori dello stesso colore.

Durante l’omelia il Parroco don Ugo Cettolin, invocando la continuità della vita, anche dopo la morte, con la parabola sulla resurrezione di Lazzaro, ha affermato che mai si avrebbe voluto trovarsi assieme per una tale tragedia, che lascia nel dolore la famiglia di Elia e la comunità tutta. «Elia – ha ricordato don Ugo – continua a vivere con la donazione dei suoi organi, un gesto d’amore voluto da mamma Daniela e papà Romano. Un papà – ha continuato don Ugo – che da tanti anni guida auto, camion, e oggi vuole far sapere che non riserva alcun rancore verso chi ha procurato l’incidente, fatale ad Elia».

La messa si è conclusa con una lettera scritta a nome di Elia dai suoi compagni del Grest e letta da un’animatrice che concludeva: «Mamma, papà e Anna, io sono orgoglioso della vostra vita, dei sacrifici e del frutto del vostro lavoro. Vi amo immensamente! Il vostro dolce, caro...». Ma il nome non si è riusciti a sentirlo, perché si è strozzato in gola, sommerso dagli applausi.

Dalla chiesa al cimitero non c’è stato bisogno del carro funebre. Tanti, si sono dati il cambio per portare a spalla il bianco feretro. Gli occhiali da sole hanno nascosto molte lacrime durante il percorso, iniziato con la fiumana che scendeva dalla scalinata del sagrato e proseguito con il corteo funebre lungo le strade di Caneva, fino al Campo santo, ultima dimora terrena di Elia.

Lì Daniela e Romano hanno accarezzato la candida bara, sfiorandola con le mani, per istanti che rimarranno eterni.

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